Il reggaeton che scatena gli istinti. ‘Ema’ di Pablo Larraìn al cinema dal 2 settembre distribuito da Movies Inspired

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Ema, ballerina che lavora in una compagnia di danza sperimentale, diretta dal marito Gaston, si confronta con i suoi sensi di colpa per aver abbandonato il figlio adottivo Polo. Il bambino infatti segnato da traumi pregressi, si comporta in modo aggressivo, arrivando a incendiare la loro casa. Nonostante la coppia venga messa a dura prova, Ema non si rassegna alla perdita di Polo.

Dopo Tony Manero, che ha regalato la notorietà internazionale al regista cileno, un altro film incentrato sulla danza. Ma se Raul Peralta balla per soddisfare un bisogno narcisistico e per colmare un vuoto alienante creato della dittatura (siamo nel 1979), Ema al contrario balla perché sente pulsare la vita. La giovane non si identifica con la danza “intellettuale” coreografata dal marito, ma con quella del reggaeton che guarda caso lui disprezza perché considera musica da ballare in prigione. Per Ema e le sue amiche invece quello è lo stile giusto che sprigiona l’eros e gli istinti primordiali, un ritmo selvaggio che le libera da ruoli e costrizioni.

Ema, donna spregiudicata e istintiva, ha una forza trascinante che ricrea nuovi rapporti che sfidano le convenzioni  e la morale perbenista (orge con le amiche, famiglie allargate che si scompongono e ricompongono, un matrimonio poliamoroso etc). Ema è spietata quanto una divinità greca che dà e toglie a seconda della devozione che le viene tributata. Ma non c’è mai un giudizio nei suoi confronti, se infatti in Tony Manero, Post Mortem El club era evidente chi fossero i “buoni e i “cattivi”, qui non è più così scontato.

Larraìn sorprende creando un’opera diversa dalle precedenti, non più riuscita, ma sicuramente più affascinante. Da metà film in poi la narrazione si smarrisce seguendo i vagabondaggi di Ema. Il regista infatti in modo molto coraggioso si affida quasi totalmente alla bravura di Mariana Di Girolamo, l’attrice protagonista. Una scelta dagli esiti imprevedibili, c’è infatti chi si lascia coinvolgere da questa euforia e chi invece rimane irritato da questa inconcludenza narrativa.

Ciò che invece è innegabile è che Ema, dal punto di vista estetico, sia un film di una bellezza folgorante, ciò anche grazie alla fotografia di Sergio Armstrong, che lavora sui contrasti cromatici e alle musiche ipnotiche di Nicolas Jaar.

Regia:
Pablo Larraín
Produzione:
Fabula (Juan de Dios Larraín)
Durata:
102’
Lingua:
spagnolo
Paesi:
Cile
Interpreti:
Mariana Di Girolamo, Gael García Bernal
Sceneggiatura:
Guillermo Calderón, Pablo Larraín, Alejandro Moreno
Fotografia:
Sergio Armstrong
Montaggio:
Sebastián Sepúlveda
Scenografia:
Estefania Larraín
Costumi:
Muriel Parra, Felipe Criado
Musica:
Nicolás Jaar
Suono: Roberto Espinoza

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