Altri 45 giorni di carcere, l’incubo per Patrick Zaky continua

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Il numero delle udienze, reali e fittizie, per confermare la detenzione preventiva l’ho perso. Sono state di sicuro almeno 10.
Quello che non ho perso è il numero dei giorni che Patrick Zaky, lo studente egiziano dell’Università di Bologna, sta trascorrendo in detenzione illegale e arbitraria: oggi, 13 luglio, sono 158. Diventeranno, purtroppo, 203.
Tutti speravamo che le cose ieri andassero diversamente: sembravano esserci le parvenze di un’udienza vera, con imputato avvocati e giudici in carne e ossa.
Invece, niente. Sono stati disposti altri 45 giorni di detenzione preventiva.
Il disegno di un sistema giudiziario piegato alle strategie repressive del presidente egiziano al-Sisi prosegue: protrarre la detenzione preventiva fino al massimo dei due anni (e non poche volte si è andati anche oltre) consentiti, per far dimenticare le storie di dissidenza pacifica, di attivismo, di giornalismo indipendente, di avvocatura al servizio dei diritti umani.
Mentre si moltiplicano i gesti di solidarietà dei comuni italiani che conferiscono la cittadinanza onoraria a Patrick, delle associazioni, di qualche parlamentare e di tante e tanti utenti della Rete che rilanciano l’appello per la sua scarcerazione, non arriva alcuna parola da parte del governo italiano, la cui impotenza politica nei confronti della controparte egiziana è ormai da tempo acclarata.


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