I giorni dell’odio a Roma e il caso Albamonte

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C’è qualcosa di non casuale nell’escalation di insulti, violenze, danneggiamenti, attacchi ai giornalisti e ai magistrati che nelle ultime settimane porta la firma inconfondibile dell’estrema destra. In un clima assai simile alla guerriglia sabato scorso al Circo Massimo esponenti di Forza Nuova, insieme a gruppi di ultrà del calcio, hanno picchiato un giornalista, lanciato molotov. Da giorni, con insistenza, la stampa era stata già presa di mira e quel pomeriggio, dopo gli scontri, sulle pagine social di esponenti dell’estrema destra di Roma giravano frasi del tipo “Vedere i giornalisti che scappano non ha prezzo”. E intanto nelle radio che seguono il calcio nella capitale, molte delle quali legate alla destra per la caratterizzazione politica che hanno le curve a Roma, si sentono critiche feroci alla decisione del Tribunale di procedere con sequestro preventivo dello stabile occupato da Casapound. Provvedimento assunto nell’ambito di un’inchiesta in cui si procede anche per il reato di istigazione all’odio razziale. Ed è questo che ha mandato su tutte le furie Casapound e molti esponenti dei gruppi neofascisti, che per alcuni giorni se la sono presa con i giornalisti che hanno dato spazio alla notizia. Ma anche con i magistrati, uno in particolare, Eugenio Albamonte, il pubblico Ministero che indaga su Casapound e che ha chiesto e ottenuto il sequestro. E’ stato preso di mira quasi subito, frange di estrema destra lo hanno bollato sui social come un investigatore prevenuto perché “ha simpatie partigiane”. Questo, tra l’altro, ha testualmente scritto il senatore Maurizio Gasparri in un’interrogazione che in generale parla di giustizia ma che mette nel contesto anche il caso Albamonte. Una storia iniziata dopo un post di Simone Di Stefano, scritto subito nelle ore immediatamente successive al sequestro dello stabile occupato dalla sua associazione a Roma. Secondo Di Stefano il magistrato aveva postato sul suo profilo social frasi partigiane e per questo sarebbe prevenuto contro Casapound. E’ bastato  per scatenare gli odiatori del web, cui si è aggiunta una ricerca di Francesca Totolo, già autrice di interventi sui migranti, che a sua volta ha rilanciato la “notizia” dei post e delle immagini “partigiane” sul profilo del pm, andando a scovare anche un convegno sullo Ius soli organizzato da Albamonte qualche anno fa.
L’inchiesta della Procura di Roma su Casapound, come si sa, parte da un esposto dell’Anpi, e si muove nei “giorni dell’odio fascista a Roma” culminato con gli scontri al Circo Massimo ma, in realtà, mai sopito del tutto. Sono anni che le forze di estrema destra nella capitale hanno la libertà di insultare le istituzioni e aggredire i giornalisti. Restando sostanzialmente liberi di rifarlo quando vogliono.

(nella foto il magistrato della Procura di Roma Eugenio Albamonte)


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