Gassman, Endrigo e Giorello: i mille volti della cultura

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Vent’anni fa dicevamo addio al genio istrionico di Vittorio Gassman, quindici anni fa alle canzoni di denuncia e all’arte purissima di Sergio Endrigo, poche settimane fa abbiamo salutato Giulio Giorello, filosofo della scienza e galantuomo d’altri tempi, sconfitto da quel morbo barbaro chiamato Covid-19. L’estate sa essere meravigliosa ma, al tempo stesso, crudele. Quando si entra a contatto con la morte in una stagione che parla di vita, di luce, d’amore e di bellezza, si ha l’impressione che la realtà voglia prevalere comunque, di prepotenza, sul sogno e sulla speranza. È incredibile quanto sia difficile accettare la morte quando ogni elemento è un inno all’armonia: anche per questo le persone scomparse d’estate destano più impressione, siano esse comuni o famose.
Vittorio Gassman è stato un attore ma anche uno straordinario interprete di classici, un mattatore in grado di tenere la scena da solo e di dominare il palcoscenico, sia che si trattasse di teatro sia che si trattasse di gioielli come “L’armata Brancaleone” e “Brancaleone alle crociate”. Ha vissuto intensamente una vita caratterizzata dal talento, dal genio e da interpretazioni che hanno fatto la storia del cinema e rimarranno per sempre nell’immaginario collettivo.
A Sergio Endrigo dobbiamo, invece, il coraggio delle sue denunce, delle sue prese di posizione, del suo anticonformismo e della sua capacità di prendere sempre le parti degli ultimi e degli oppressi. Detestava l’ipocrisia e la falsità, denunciava lo sfruttamento disumano dell’ambiente quando quasi non se ne parlava, definiva il “Che” un uomo tradito da un mondo incapace di seguirne fino in fondo la propensione rivoluzionaria e si scagliava contro i malvagi, i ciarlatani e tutti coloro che approfittano della propria posizione per trarne vantaggi immeritati. Come tutti i grandi, spesso non è stato capito e altrettanto spesso è stato ostacolato ma la sua musica non ha confini e, soprattutto, è ancora più attuale oggi di quando è stata composta.
Giulio Giorello, infine, ha avuto il merito di coniugare l’umanesimo e la scienza, la complessità dell’uomo e la spiegazione dei fenomeni. Ha saputo dialogare con l’ala progressista della Chiesa e ha sempre considerato l’altro una fonte di arricchimento, valorizzando il confronto, esaltandone le virtù e credendo seriamente nella necessità di un dialogo costante fra gli opposti.
Tre belle persone, oltre che tre grandissimi nomi nei rispettivi ambiti. Ce li ha strappati via l’estate che, quando vuole, sa essere davvero crudele.

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