‘Violette di Marzo’, Fazi ripubblica il primo volume della straordinaria trilogia di Philip Kerr

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Con “Violette di Marzo”, del compianto Philip Kerr (deceduto nel 2018, all’eta’ di 62 anni), Fazi Editore ripropone, per la collana Darkside, un grande classico del romanzo poliziesco di qualità (la 1^ edizione risale al 1997 con Passigli Editore). E’ iI primo capitolo della trilogia berlinese che comprende “Criminale pallido” e “Requiem tedesco”.

Il romanzo è ambientato nella Berlino nazista, alla vigilia degli XI Giochi Olimpici del 1936, questi ultimi utilizzati dal Regime come strumento di propaganda politica, con l’intento di promuovere al mondo l’immagine di una Germania unita e forte. Un tentativo di dissimulare le politiche antisemite e razziste e la crescente militarizzazione in atto in quegli anni nel Paese.

Al centro della trama troviamo Bernard Gunther, detto Bernie, un investigatore privato – veterano della grande guerra, ex poliziotto, donnaiolo, dalla battuta sferzante contro gli stereotipi del Regime, che non rifugge dall’utilizzo di metodi poco ortodossi, specializzato nella ricerca delle persone scomparse, un antieroe in perenne conflitto con se stesso – che viene ingaggiato da Hermann Six, un ricchissimo industriale tedesco, per recuperare una preziosissima collana di diamanti Cartier sottratta dalla cassaforte presente nella residenza data alle fiamme della figlia Grete, assassinata insieme al marito Paul Pfarr, quest’ultimo una  “violetta di marzo”.

Ma niente è come sembra! La verità è continuamente dissimulata.

E’ cosi che le indagini di Bernie si svilupperanno in una città senza più giustizia, in cui il male ha, ormai, sopraffatto ogni barlume di libertà. Sul suo cammino incontrerà alcuni dei personaggi più bui di quegli anni: Himmler, Göring.

Ed ecco che il racconto si intreccia con la Storia.

Berlino! L’amavo, questa vecchia citta. Ma questo prima che si fosse guardata allo specchio e avesse cominciato ad indossare dei corsetti tanto stretti da levargli il respiro. Amavo le filosofie disinvolte e spensierate, il jazz scadente, i cabaret volgari e tutti gli altri eccessi culturali che avevano caratterizzato gli anni di Weimar, e fatto sembrare Berlino una delle città più eccitanti del mondo …. diventata, oramai, sotto il governo nazionalsocialista: … una grande casa infestata dai fantasmi, piena di angoli bui, lugubri scale, sinistre cantine, stanze chiuse a chiave e la soffitta zeppa di poltergeist (presenze occulte – ndr) in libertà, che scagliano libri, urlano nella notte spaventando a tal punto i proprietari da indurli, talvolta, a vendere tutto e andarsene”.

Un romanzo eccellente, avvincente, arguto, dallo stile narrativo asciutto, spoglio di orpelli letterari, che non si sofferma più di tanto sulla descrizione dei personaggi, ma con una attenzione particolare verso la cura dei fatti, potenzialmente reali o, quanto meno, realistici in cui il lettore potrà leggere, e riflettere, la vicenda umana. Un omaggio esplicito al genere “hardboiled”, di Raymond Chandler e, in particolare, di Dashiell Hammet, molto in voga negli anni ’30, al punto da far dire a Göring, rivolto a Bernie Gunther, convocato per l’affidamento di un incarico: “Le porterò l’edizione tedesca di Red Harvest (“Piombo e sangue” – ndr). Le piacerà”.


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