La débacle lombarda nel paese da rifare

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Tutti i giornali del Nord (a partire dal Corriere della Sera) ci invitano a non infierire sugli errori che la Lombardia ha messo in evidenza nella gestione di questa crisi. Lombardia intesa come territorio, apparato produttivo e istituzioni.

Secondo alcuni editorialisti, nell’evidenziare gli errori ci sarebbe una specie di rivalsa verso i primi della classe, l’occasione che si aspettava da una vita per godere dei guai degli italiani vincenti, il compiacimento non velato per le insufficienze evidenti della sua classe dirigente.

A me non pare di riscontrare questo sentimento tra i meridionali, piuttosto prevale lo stupore nel constatare la “fragilità dei forti”, che non è un sentimento suscitato da invidia, né da rivalsa, né tantomeno da spirito di rivincita sulle offese razziste del recentissimo passato, ma incredulità insieme a preoccupazione. In fondo a Milano e in Lombardia tanti di noi hanno dei propri cari,  parenti, amici o conoscono persone che ci hanno studiato, lavorato, insegnato, vissuto o che continuano a farlo. La Lombardia è diventata nel tempo una parte di Sud collocato al Nord e Milano la più affollata città meridionale.

No, nessuna soddisfazione nel constatare come il sistema sanitario lombardo si sia mostrato meno efficace di quello che sembrava (e di come veniva descritto) nessuna compiacenza per una catena di comando in più punti spezzata, ma semplice e normale voglia di capire per evitare gli errori lì commessi… Continua su liberainformazione


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