Ancora una volta i giornalisti del mensile siciliano “S” nel mirino di querele temerarie. Il gip archivia a favore di direttore e giornalista

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Ricordate l’inchiesta “Tempa Rossa” o detta anche “Petrolio”, condotta dalla Procura di Potenza alcuni anni addietro? Uno dei filoni di quell’inchiesta, che era arrivata fin dentro certi affari in Basilicata e dentro alcune stanze del Governo, da un’altra parte era arrivata in Sicilia, soffermandosi su quanto accadeva all’Autorità Portuale di Augusta. Su questi accadimenti lavorarono da bravi giornalisti d’inchiesta un paio firme del mensile siciliano “S”, il direttore responsabile Antonio Condorelli e il giornalista Saul Caia, bravo a seguire diverse piste. Un lavoro ricco e complesso, dal quale scaturì fuori uno speciale pubblicato nel 2016. Condorelli e Caia, furono querelati da Alberto Cozzo, oggi ex commissario dell’Autorità Portuale di Augusta. Ma adesso il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Palermo, Guglielmo Nicastro, ha archiviato la denuncia. Il giudice ha ritenuto quel tipo di informazione corretta e indispensabile. Durante il procedimento la Procura di Palermo aveva chiesto l’archiviazione, ma Alberto Cozzo, assistito dall’avvocato Dario Pastore, aveva fatto opposizione.

Nel 2016, il mensile “S” pubblicò uno speciale dal titolo “Gemelli d’oro”, curato da Saul Caiasui rapporti tra Gianluca Gemelli, compagno dell’ex ministro Federica Guidi, Ivan Lo Bello, ex leader di Confindustria e Alberto Cozzo: erano indagati nel procedimento “Tempa Rossa”, poi archiviato, della Procura di Potenza. Cozzo aveva ritenuto diffamatoria una frase, riportata all’interno dello speciale: “Nel corso della gestione commissariale Cozzo, avrebbe favorito alcuni gruppi con i quali, in passato, sarebbe stato in contatto professionale. Avrebbe modificato la concessione rilasciata nel febbraio 2013 alla Poseidon Scarl, per l’utilizzo di 8mila metri cubi del suolo demaniale marittimo per lo stoccaggio merci ed eventuali container o colli da imbarcare, che prevedeva una scadenza nel 2017, ma che il neo commissario avrebbe esteso per la durata di 15 anni. Inoltre avrebbe inserito una clausola che riduce il canone di concessione del 50%. Una carezza fatta a un’azienda di cui Cozzo sarebbe stato legale per oltre due anni, incarico al quale aveva rinunciato, però, prima della nomina ministeriale a commissario straordinario del porto di Augusta”.

Cozzo ha sottolineato di aver agito correttamente, segnalando al responsabile Ufficio del Demanio e al responsabile Anticorruzione, di essere “in conflitto di interessi” e di aver firmato le delibere, al centro del servizio giornalistico, “non in beata solitudine”, ma in seguito a delibera adottata da un organo collegiale, il Comitato Portuale. Altro punto al centro della denuncia era il presunto intervento di Cozzo “in favore della Isia di Leto”, altra impresa che ha operato nel porto di Augusta.

Cozzo ha opposto che tale impresa non avrebbe mai lavorato nella struttura siracusana, ma “dalla consultazione del sito web ufficiale dell’impresa – scrive il giudice – emerge al contrario che la stessa aveva intrattenuto dei rapporti commerciali con l’autorità portuale di Augusta, occupandosi di “preparare la documentazione tecnica e amministrativa con il produttore, Ilva, etc…”. A favore dei giornalisti querelati il Gip ha rilevato che “nel caso di specie può operare la causa di giustificazione del legittimo esercizio del diritto di cronaca, sussistendo i requisiti della verità della notizia pubblicata, della continenza e dell’interesse pubblico all’informazione”. “Quanto al requisito della continenza – si legge nella decisione – valutato l’articolo nella sua globalità, può apprezzarsi, da un punto di vista logico formale, il reiterato utilizzo da parte dell’estensore del condizionale e il ricorso a modalità verbali che mai trascendono in linguaggio offensivo, dall’altro venivano impiegate formule espositive neutre”. Il provvedimento del tribunale – commenta l’avvocato Marcello Montalbano esperto delle tematiche legate al diritto dell’informazione e al giornalismo d’inchiesta, difensore dei due giornalisti e legale di fiducia del gruppo editoriale Novantacento del quale fa parte il mensile S – nel solco della giurisprudenza più attenta alla tutela del diritto dei cittadini ad essere informati dei fatti di rilievo per la vita di una comunità, riconosce ampia tutela al giornalismo d’inchiesta quale effettivo strumento volto alla diffusione di fatti di rilevo pubblico”.


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