Giornalismo sotto attacco in Italia

A sinistra aperta la pesca di “sardine”

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Le sardine? Il vocabolario Zingarelli dà questa definizione: «Pesce dei Clupeidi verde olivastro e argenteo sul ventre con carni commestibili, sia fresche che conservate». Giornali, televisioni, radio e Internet in questi giorni, però, parlano di altre “sardine”: le decine di migliaia di persone scese in piazza per contestare Matteo Salvini e il suo populismo sovranista.

Tutto è cominciato con 15 mila persone in piazza Maggiore a Bologna. Erano così tante assiepate una addosso all’altra che sono state battezzate “sardine” perché numerose come i branchi di pesce azzurro molto diffusi sia nel Mare Mediterraneo sia nell’Oceano Atlantico. Quattro ragazzi hanno lanciato la mobilitazione nel mare di Internet coniando lo slogan «Bologna non si lega». E hanno riscosso a sorpresa un clamoroso successo.

Dopo Bologna le “sardine” si moltiplicano prima in Emilia Romagna: Modena, Reggio Emilia, Piacenza, Parma, Rimini. Poi il mare di “sardine” si allarga a tutta Italia: Milano, Torino, Firenze, Roma, Napoli, Sorrento, Puglia. Nessuna bandiera di partito, ma si respira un’aria trasversale ispirata alle cento diverse e frammentate sinistre italiane, da anni divise e molto spesso irrilevanti.

Gli obiettivi? Tanti. Mattia Santori, uno dei giovani organizzatori della manifestazione di Bologna, ha detto soddisfatto a La7: il primo obiettivo, raggiunto, è stato quello di oscurare l’incontrastata campagna elettorale di Salvini per conquistare l’Emilia Romagna nelle elezioni regionali del 26 gennaio. Hanno sperimentato «un modello comunicativo diverso, opposto a quello degli slogan populisti che parla alla pancia delle persone». Salvini è l’avversario ma non è «il male assoluto. Anzi, è un uomo fragile, tant’è che è stato battuto da quattro ragazzi che pigiavano bottoni sulle tastiere nonostante la Bestia», cioè la potente struttura comunicativa del segretario della Lega operante nella Rete. Il giovane Santori si è guardato intorno sconsolato: «È un messaggio che abbiamo mandato anche alla sinistra: dove siamo stati in tutti questi anni?».

Le tante sinistre, scosse e ridotte al lumicino da Salvini nelle continue sconfitte elettorali anche in roccaforti tradizionali come l’Umbria, sono state prese alla sprovvista dal successo delle “sardine”, i movimenti municipali nati su Internet e sbocciati nelle piazze delle città italiane. Sono, nello stesso tempo, euforiche e prudenti. Nicola Zingaretti ha detto «grazie» alla spettacolare iniziativa. Ha commentato: «Grandi! Anche a Modena una piazza piena di Sardine, evviva!». Il segretario del Pd, impegnato in una complicata operazione di rinnovamento del partito, non è andato oltre. È stato prudente anche Pier Luigi Bersani. L’esponente di Leu, ex segretario del Pd, si è comunque congratulato: «Sono riusciti a dire due cose: alla destra, guarda che non sarà una passeggiata, e alla sinistra non state lì a pettinare le bambole».

Per ora né il Pd, né gli altri partiti della sinistra, in crisi profonda, propongono incontri e convergenze alle “sardine”. Sarebbe un errore perché la forza del movimento sono le facce nuove e l’autonomia di azione, le “sardine” non sono assimilabili ai fallimenti passati delle litigiose sinistre nella versione riformista, critica ed antagonista. Ancora mancano programmi, organizzazione e leadership nei tanti movimenti civici. Il tempo, però, matura le situazioni politiche. In futuro potrebbe sbocciare un dialogo tra i movimenti e il centro-sinistra. A sinistra si  è aperta la stagione della pesca di “sardine”.

Salvini ha captato il pericolo. Il segretario della Lega ha ironizzato: «Alle sardine preferisco i gattini che se le mangiano».


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