Iran: morire per vedere una partita di calcio

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Nessun essere umano dovrebbe morire per il desiderio di assistere al suo sport preferito. Invece é deceduta ieri sera in un ospedale di Tehran  Sahar Khodayari la ragazza di 28 anni che si era data fuoco davanti al Tribunale dopo aver appreso di essere stata condannata per aver provato ad entrare allo Stadio Azadi di Tehran lo scorso marzo.I social l’hanno soprannominata la ragazza blu (the blu girl), proprio in onore dei colori della squadra Esteghal per la quale tifava. Sahar era stata fermata lo scorso 12 marzo nello stadio Azadi dopo esservi entrata travestita da uomo. Sua sorella ha dichiarato che Sahar, era stata notata dalle autoritá iraniane ed aveva fatto resistenza e per questo l’avevano arrestata. Solo pochi gioni fa aveva saputo della sua condanna a sei mesi per ‘oltraggio al pudore’ e dalla disperazione si era  versata della benzina addosso dandosi fuoco, e provocando ustioni sul 90 % del corpo. Il travestimento era motivato dalla voglia di poter assistere alla partita di calcio, ma anche per protesta nei confronti del divieto per le donne di entrare allo stadio in Iran. L’Iran ad oggi è l’unico Paese al mondo che vieta l’ingresso delle donne negli stadi sportivi. Malgrado a volte qualcuna sia stata fatta entrare come accaduto lo scorso 20 giugno 2018 durante la seconda partita per il ‘Team Melli’ ai Mondiali Fifa di Russia 2018 (partita vista sul maxischermo) la situazione appare  quella di sempre.

Qualche tempo fa in una lettera aperta alla Fifa ben diciotto illustri e note attiviste iraniane tra le quali il premio Nobel Shirin Ebadi avevano chiesto di intervenire in Iran sulla vicenda dello stadio. Nella lettera chiedevano proprio alla Fifa di rispettare i suoi principi, e ritenere l’Iran responsabile della violazione dell’articolo 4 dello Statuto in cui si afferma che la discriminazione di qualsiasi tipo “è severamente vietata e punibile con la sospensione o l’espulsione”. Ci sono molti Paesi a maggioranza musulmana nel mondo, si legge nella lettera in cui la religione è un pilastro centrale e determinante della vita, che però non bandisce le donne dagli stadi pubblici.

Oltre alle donne attiviste che sfidano il divieto nascondendosi o travestendosi, i sostenitori dei diritti delle donne di @OpenStadiums e #NoBanForWomen hanno scritto per anni alla FIFA e alla Confederazione asiatica di calcio con prove delle discriminazioni da parte della Republica Islamica dell’Iran per chiedere alle Federazioni di rispettare le proprie regole.

Lo scorso mese anche Gianni Infantino presidente della FIFA, ha chiesto all’Iran di fornire rassicurazioni alle donne, sul fatto che saranno ammesse ad assistere alle gare valide per le qualificazioni della Coppa del Mondo 2022. Una richiesta giunta dopo aver espresso disappunto per il fatto che il Paese ha rinnegato i suoi impegni di aprire gli stadi anche alle spettatrici femminili

In una lettera indirizzata al Presidente della federazione di calcio iraniana Mehdi Taj, Infantino ha scritto “Sono stato in grado di assistere a progressi reali e tangibili in merito alla partecipazione delle donne nel calcio. Il fatto che questi importanti primi passi siano stati fatti – ha proseguito Infantino – rende ancora più deludente il fatto che non sia stato possibile mantenere lo slancio positivo e continuare con progressi simili”.

Infantino ha sottolineato in particolare quanto accaduto in un’amichevole dello scorso 6 giugno tra Iran e Siria quando «i cancelli erano chiusi alle spettatrici e quando, sembrerebbe, un certo numero di donne che cercavano di partecipare alla partita sono state trattenute dalle forze dell’ordine per un certo numero di ore».

La questione dunque dell’ammissione delle donne agli stadi per assistere ad aventi sportivi in Iran richiederá ancora del tempo, in quanto il divieto é esplicitamente parte del regolamento interno alla Federcalcio Iraniana. L’associazione Mete Onlus nell’ambito della campagna WOMAN’S FREEDOM IRAN ha intrapreso il dialogo con l’avvocato Mario Gallavotti consulente legale della FIGC e componente della Commissione Affari Legali della FIFA, affinché nei prossimi mesi dalla cittá di Palermo possa partire un messaggio, attraverso una azione concreta, per sostenere le donne iraniane ed il loro libero accesso agli stadi. É stato informato anche il Professor Leoluca Orlando Sindaco di Palermo il quale ha sostenuto e condiviso la necessaria ed urgente iniziativa.

Bisognerá pertanto lavorare sulla diplomazia, e nel contempo combattere la discriminazione di genere affinchè nessuno mai debba piú scrivere di una donna che si é data fuoco a seguito di una condanna per un crimine inesistente.

 


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