Varato il Def, ma è una scatola vuota

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Al ribasso le stime di crescita. Il Paese affonda. Cgil: la flat tax è iniqua. Zingaretti (Pd): il governo ha fermato il Paese. Prima si volta pagina meglio è

Di Alessandro Cardulli

Economia italiana quasi in stagnazione, debito e deficit che continuano ad aumentare e spazi quasi pari a zero per promesse e nuove spese. Della flat tax da 12 miliardi solo un cenno, mentre su tutto pesano come una spada di Damocle gli aumenti dell’Iva che, se non disinnescati, genereranno una stangata da oltre 20 miliardi nel 2020. E’ l’operazione verità che il ministro Giovanni Tria ha portato in Consiglio dei ministri con il primo Def del governo gialloverde che smentisce, pezzo dopo pezzo, tutte le promesse fatte soltanto quattro mesi fa quando si prevedeva con il reddito di cittadinanza e quota 100 una scossa all’economia che sarebbe dovuta viaggiare a ritmi dell’ 1 per cento quest’anno. La situazione internazionale non aiuta, ma il Pil italiano arretra di molto rispetto alle previsioni iniziali: si attesterà quest’anno allo 0,2% se si scontano gli effetti delle misure del dl crescita e dello sblocca cantieri. E la conferma che le cose stiano così arriva dall’atteggiamento di Conte, Salvini e Di Maio nella sala stampa di Palazzo Chigi: solo una banale comunicazione dell’approvazione del Def, ma nulla di più preciso sui suoi contenuti veri. Di fatto, la sensazione che si ha è che si tratti di un Def come una scatola vuota ancora tutta da riempire, se vi fosse qualcosa di concreto da metterci dentro, se non debiti, deficit e forse l’aumento dell’Iva.

E ora? Chissà, difficile saperlo. Ore convulse hanno anticipato un Consiglio dei ministri molto atteso, con tracotanti dichiarazioni di Salvini Matteo seguito come un’ombra dal Di Maio Giggino, ambedue impegnati anche nella frequentazione di teatri con al braccio le neo fidanzate in abito lungo. A loro si aggiunge Conte, il premier che tallona in particolare il ministro dell’Interno che è anche suo vice. Vengono accompagnati dal codazzo dei gestori delle mostre e degli imprenditori titolari delle aziende che espongono i loro prodotti. Moine, elogi, telecamere servili e giornalisti che lo sono altrettanto. Può anche capitare che nel bel mezzo del corteo che sfila all’interno di un salone, Conte subisca l’onta di non essere riconosciuto, come è accaduto al Salone del Mobile tra i padiglioni della Fiera di Rho. Racconta Repubblica che una custode abbia intimato a Conte “Don’t touch please”. Il premier infatti si era intrattenuto nell’area dedicata a lampade e luci, toccando una lampada. Quando “l’incidente” è stato rivelato, il codazzo che accompagnava il premier è scoppiato in una risata.

Da Salvini messaggio a Tria: troveremo un’intesa, importante è fare

Al taglio del nastro era presenti Salvini, che non l’ha mollato per un attimo, ricordandogli, raccontano i maligni, che al Consiglio dei ministri c’era la Flat Tax cui lui e la Lega tenevano molto. Ai giornalisti che gli chiedevano cosa rispondesse all’invito di Tria di “smettere di litigare”, replicava: “siamo assolutamente tranquilli. Sono sicuro che troveremo un’intesa”. E mandava un messaggio allo stesso Conte che tagliava i nastri inaugurando la 58° edizione del Salone. “L’importante è fare”. E arrivava la stoccata a Tria: “è giusto parlare, ma poi”, ripeteva, “bisogna fare. L’importante è che passi il principio della semplificazione e far pagare un po’ meno a tanta gente”. Altro che “progressività” della tassazione, come prevede la Costituzione. La linea Salvini dovrebbe fare felici i paperoni. Gli faceva il controcanto l’altro vicepremier, il Di Maio, che dava l’ok al Salvini dicendo però che sulla Flat Tax “c’è tutto il mio sostegno se rivolta non ai ricchi ma come abbiamo chiesto, al ceto medio, alle famiglie, alle imprese. Su questo mi faccio garante del suo inserimento nel Def e della sua prossima implementazione nei tempi previsti”. Già, alle imprese, quasi che si trattasse di entità astratte e non di persone le quali godono di privilegi. Non parliamo, per carità di evasione, ma è un dato di fatto che in termini di evasione appunto siamo fra i paesi primi al mondo. E ad evadere non sono i poveracci, gli operai, gli impiegati, i lavoratori dipendenti, i pensionati, che pagano fino all’ultimo euro.

Arrivano i dati del Fondo monetario: una mazzata. Bankitalia, sale il debito

A metà giornata, quando ancora il Consiglio dei ministri non era iniziato, arrivavano i dati del Fondo monetario internazionale. Una mazzata. Le stime di crescita per il 2019 a 0,1% uno 0,5% rispetto alle stime di gennaio. Invariata a +0,9  per il 2020. A motivare il ribasso la debolezza della domanda interna. Per quanto riguarda il debito pubblico sale al 133,444% per il 2019 . Era del 132,1% nel 2018. Nel 2020 è previsto al 134,1%. Sale anche il deficit al 2,7% nel 2019 e al 3,4% nel 2020. Incertezze di Bilancio, dice il Fondo, ed elevati spread uniti a una più profonda recessione   potrebbero avere ricadute negative nei paesi area euro. Arriva anche Bankitalia che vede il debito nel 2018 a 2.322 miliardi pari al 132,2% Interviene Zingaretti, anch’egli prima della conclusione del Consiglio dei ministri e lancia un monito. “questo governo ha fermato l’Italia e tutti i dati economici del lavoro peggiorano. I litigi continui sono figli di idee diverse dello sviluppo con un costo dell’incertezza enorme e drammatico per le famiglie deli italiani. Prima si volta pagina – conclude il segretario del Pd – e meglio è. Per questo stiamo lavorando per costruire una alternativa che dalle elezioni europee dia un segnale chiaro che c’è un’altra strada per salvare il Paese”. Roberto Speranza, Articolo 1, intervistato da Fanpage afferma che “abbassare le tasse è l’obiettivo di tutti, ma deve essere fatto in maniera equa e senza intaccare il sistema sociale”. “Sicuramente  la flat tax è figlia di un’ideologia di destra, dei ceti più benestanti. I 5 Stelle si trovano davanti al paradosso di aver costruito il loro consenso tra i ceti più deboli e ora lo consegnano a servizio delle politiche che favoriscono i benestanti. La flat tax è una misura che va a favore delle aree più forti del Paese, non dei più deboli. Si tratta di un elemento di contraddizione”.

Cgil, su Flat tax dibattito stucchevole, è iniqua

“Troviamo un po’ stucchevole il dibattito pre-elettorale interno alle forze di maggioranza sulla flat tax, e siamo contrari a qualsiasi tassazione piatta, tanto più sui redditi familiari, ovunque venga inserita nel bilancio o nel Def. Da tempo insistiamo sull’urgenza di una vera riforma fiscale all’insegna della progressività per alleggerire il carico su lavoratori e pensionati”, commenta in una nota, la Cgil nazionale, ritenendo la flat tax  “il modo peggiore per affrontare la questione, non garantisce giustizia, equità, né tanto meno crescita economica”. La Confederazione, inoltre, spiega: “I calcoli sono semplici: un’aliquota del 15 per cento uguale per tutti, basata sui redditi dei nuclei familiari e non più personali, da zero a 50 mila euro, comporterebbe effetti irrazionalmente distribuiti e benefici concentrati soprattutto sui redditi più alti della fascia e non su quelli medio-bassi. Tutto ciò comporta uno svantaggio notevole anche per i secondi percettori di reddito, in gran parte donne”. In merito alle politiche per la famiglia, la Cgil ritiene “fondamentale intervenire con politiche sociali e investimenti pubblici, utili anche a creare lavoro e nuovi redditi. Invece, questo Governo per sostenere la flat tax continua a tagliare la spesa sociale. L’aumento dei redditi netti, derivanti da un’imposizione regressiva, produrrebbe – sottolinea il sindacato – più effetti collaterali che benefici: contrazione del welfare e dei servizi pubblici, aumento delle disuguaglianze, distorsione del sistema fiscale e peggioramento delle finanze pubbliche”. Per poi concludere: “Non possiamo, quindi, che ribadire la necessità che il governo affronti il tema senza miopie e velleità elettoralistiche. L’importanza della questione fiscale merita un tavolo partecipato da tutte le parti sociali. La riforma fiscale è un tema che coinvolge ogni cittadino di questo paese, non può essere affrontato tra i soli contraenti di un contratto privato di governo”.

 

Da jobsnews

 

 


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