Criminalizzare l’aborto è indifferenza punitiva

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Nessuno è favorevole all’aborto.  Chi difende la legge 194 lo fa per evitare che alla morte del bambino si aggiunga anche quella della madre, come è avvenuto spesso nella clandestinità. Ma la donna che decide di abortire spesso dice l’ultimo no ad una nuova vita. Prima c’è quello – soprattutto nei piccoli centri – del giudizio negativo della gente. C’è la povertà, l’ignoranza, la solitudine per un partner sparito o una famiglia ostile che teme lo scandalo.

Occorre essere più umani di fronte a un tema così drammatico, senza brandire verità, come stanno facendo a Verona. Occorre invece agire sulle cause della disperazione di una madre, per farle sentire che sarà comunque accolta, che nessuno la giudicherà, che avrà servizi, cure e un tetto sulla testa se viene ripudiata dalla sua famiglia. La legge 194 ha avuto anche il merito di ampliare l’educazione sessuale, promuovendo l’uso di anticoncezionali, tant’é che il numero di aborti è drasticamente diminuito.
Prevenire gravidanze accidentali, “de-scandalizzarle” e offrire servizi sociali alle madri involontarie può fare molto.
Criminalizzare l’aborto è invece indifferenza punitiva.

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