I sogni lucidi di Edgar Allan Poe. ‘Gli assassinii di rue Morgue’ alla Pergola di Firenze – prima assoluta

0 0

Dagli stretti vicoli salmastri che si snodano davanti al porto di Boston, attraverso le squallide stradette che collegano Rue Richelieu a Rue Saint-Roch fino ai freddi budelli sotterranei di uno dei più antichi teatri italiani: con le ali del corvo giungono a noi i “Gli assassinii di rue Morgue” presentato dalla Compagnia delle Seggiole e a cura di Sabrina Tinalli. Non poteva esistere location più azzeccata per evocare le atmosfere descritte dal padre del racconto poliziesco, e la scelta dell’ambientazione delle varie scene segue in modo eccellente le varie fasi del racconto: così il preambolo avviene com’è logico nel vestibolo delle colonne, mentre la platea diviene la Parigi dei primi dell’ottocento, con i palchetti che si illuminano per dar voce alle varie testimonianze dei personaggi; la porta che dai camerini conduce al palcoscenico è l’imbocco della Rue Morgue e di lì sempre più in basso nel dedalo di cunicoli che diventano i vari ambienti sempre più stretti e claustrofobici per giungere infine al piccolo palcoscenico improvvisato che diventerà l’appartamento dove la vicenda giunge al suo epilogo.

La versione ridotta del testo permette delle scene godibili anche senza avere una seduta confortevole sulla quale adagiarsi: la soglia di attenzione di un pubblico in piedi è molto inferiore a quella di un pubblico seduto, ma il ritmo incalzante fa dimenticare la posizione e lo spettacolo fugge in un baleno, lasciando piacevolmente soddisfatti. Unico neo durante lo spettacolo sono stati dei lunghi tempi morti durante una delle prime letture, evidentemente legati a un problema tecnico della serata.

Poe esplica ne “La filosofia della composizione” come nella scrittura delle sue opere lui usi sempre il ragionamento logico e che non lasci nulla al caso. Con la stessa meticolosità la Compagnia delle Seggiole è riuscita a confezionare un’altra pièce ben riuscita che riesce a evocare le atmosfere dell’opera originale, nonostante il testo stesso, per quanto di straordinario interesse poiché primo racconto poliziesco, non abbia per un contemporaneo la stessa forza evocativa (eccezion fatta per l’introduzione sugli scacchi che rimane un piccolo gioiello) che invece continuano ad avere i suoi racconti del terrore.

Se c’è una cosa che colpisce del genio di Poe è il riuscire a rendere la lucidità della follia, la razionalità dell’irrazionalità, creando un’ansia e una tensione uniche mentre seguiamo le gesta del protagonista; ne “Gli assassinii di rue Morgue” invece assistiamo al trionfo assoluto della logica incontrovertibile che sconfigge credenze e false supposizioni, ricorrendo all’analisi e anticipando quello che molti anni dopo Conan Doyle farà dire a Sherlock Holmes: “Una volta eliminato l’impossibile ciò che rimane, per quanto improbabile, dev’essere la verità.”

Il viaggio verso il basso attraverso la pergola, una viuzza parigina, degli alloggi malmessi, i sotterranei dei filatoi può apparire come un sogno lucido, evocando quanto detto da Poe in “Eleonora”: ”They who dream by day are cognizant of many things which escape those who dream only by night.” Ovvero, coloro che sognano ad occhi aperti si accorgono di molte cose che sfuggono a quelli che sognano solo di notte.

 

10/12 – 24/26 GENNAIO 2019
7/9 – 21/23 FEBBRAIO
7/9 – 21/23 MARZO
4/6 APRILE


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21