Gilet jolly

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Datemi le vostre frustrazioni e io le trasformerò in potere, qui e in Europa. Il messaggio implicito di Salvini viene ribadito anche a Piazza del Popolo, che risponde ai gilet gialli di Parigi, con i gilet jolly di Roma, buoni per tutte le rabbie, di chi è in cerca di supremazia. Il Capitano è in vena ecumenica. Dopo aver sfondato il diaframma padano, vuole spingersi anche nel campo avverso e chiede un mandato per rappresentare “60 milioni di italiani” di gilet jolly, quelli che hanno almeno una rabbia da urlare, contro il fisco, i neri, l’Europa, i giudici, il Papa, l’aborto, i rom, le multe… Della rabbia, in politica non si butta via niente. Salvini lo sa – come tutti i capipopolo che si rispettano – e vuole mani libere per alzarle contro chi “ci vuole schiavi”.

Il messaggio funziona, perché nella crisi economica la sofferenza si mischia a destra, più di quanto la lucidità si compatti a sinistra. “Compagni, abbiamo sbagliato, abbiamo capito la lezione elettorale, ma ora diciamo: Lavoro e giustizia sociale!”: dovrebbe essere questo il grido del PD per contrastare l’avanzata di Salvini.  Adesso.  Ma adesso  il cartello appeso alla porta del partito dice “Il Congresso ci sarà a Marzo – Per comunicazioni urgenti rivolgersi al Capitano”.

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