Giornalismo sotto attacco in Italia

I CdR di Libertà e Gazzetta di Parma: “solidarietà ai collaboratori e si riapra il tavolo sindacale”

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Tutta la comunità giornalistica nel suo insieme – collaboratori, Cdr, sindacato – e una larga rappresentanza della società civile ha manifestato martedì 19 giugno sotto i portici di Piazza Garibaldi, a Parma.  I giornalisti hanno chiesto pubblicamente che venga affrontato il tema dei colleghi non-dipendenti, autonomi e parasubordinati pagati ben al di sotto della soglia di dignità professionale, a nostro avviso in maniera non conforme con quanto previsto dall’Accordo sul Lavoro Autonomo firmato da Fieg e Fnsi il 14 giugno 2015, recepito dal CNLG. Le modifiche dell’impaginazione che hanno interessato in tempi diversi i due quotidiani hanno portato ad una riduzione dello spazio informativo. Da qui, sono state imposte ai collaboratori dai rispettivi editori de La Gazzetta e Libertà delle “rimodulazioni dei compensi” penalizzanti per i colleghi, non concordate e unilaterali. Che in quanto tali riteniamo illegittime.

A Libertà non esistono ancora contratti in forma scritta per i collaboratori e da quando è stato introdotto il nuovo formato del giornale nel febbraio 2017 non si conoscono le cifre esatte dei compensi, sia a Parma sia a Piacenza non vengono corrisposti rimborsi spese per i servizi concordati.

In entrambi i giornali si registrano CO.CO.CO con prestazioni giornalistiche pagate ben al di sotto di una soglia minima di dignità, considerando che tali tariffe valgono anche per giornalisti che collaborano da dieci o quindici anni. In generale, stiamo parlando di compensi di 2, 3 euro per articoli brevi, e di 8, 13 o 15 euro lordi per servizi di (apertura) più ampi.

Il CdR di Gazzetta di Parma, il Cdr di Libertà, l’Associazione Stampa Emilia-Romagna e la Federazione Nazionale della Stampa assieme alla Commissione Nazionale Lavoro Autonomo FNSI esprimono vicinanza e solidarietà verso le richieste dei colleghi e chiedono la riapertura di un incontro sindacale che affronti e risolva queste criticità.

L’informazione è un bene comune prezioso: vitale per una democrazia e una società che vuole essere civile. I giornalisti devono essere messi nelle condizioni di fare il proprio mestiere in autonomia e libertà. Per questo non si può non ascoltare la voce dei giornalisti precari. Redazioni ridotte all’osso, il relativo aumento dei carichi di lavoro e l’impiego sempre più ampio delle collaborazioni non possono far parte di un progetto di crescita delle aziende editoriali e della qualità del prodotto informativo.

 


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