Aiuti nel Ghouta orientale

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Ma non si fermano i bombardamenti nel sobborgo a est di Damasco

Di Amelia Rossi

Dopo mesi di attesa è entrato nell’area del Ghouta orientale assediata dalle truppe governative un convoglio umanitario con cibo e altri beni di prima necessità per circa 30.000 delle 400.000 persone che da anni sopravvivono nella zona in condizioni molto critiche.

Nove ore dopo l’ingresso il convoglio di aiuti dell’Onu, della Croce rossa siriana e della Mezzaluna rossa siriana per il Ghouta orientale si è ritirato. «Abbiamo consegnato quanto più abbiamo potuto sotto i bombardamenti. I civili sono intrappolati in una situazione tragica», ha scritto su Twitter Sajjad Malik, rappresentante dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), lasciando intendere che non è stato possibile consegnare tutti gli aiuti previsti.

Era da novembre che generi di prima necessità non entravano nell’area del Ghouta orientale. Ma la stessa Croce rossa afferma che questi aiuti, rimasti bloccati per mesi in attesa che il governo di Damasco rilasciasse i permessi necessari, sebbene rappresentino «un passo positivo» non sono sufficienti. Per Ingy Sedki, portavoce della Croce rossa internazionale a Damasco, queste iniziative vanno ripetute e va mantenuto aperto un accesso continuo delle agenzie umanitarie alla regione assediata.

Come confermato dagli operatori umanitari, la regione del Ghouta orientale, a est di Damasco, continua a essere bombardata dall’aviazione governativa, a sostegno dell’operazione di terra contro miliziani

Osservatore Romano

Da perlapace


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