Pensioni. Il governo continua a truccare le carte e la Cgil, con Camusso, considera insufficienti le sue risposte. Mobilitazioni il 2 dicembre

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Parte la mobilitazione nazionale della Cgil con tre manifestazioni  che si svolgeranno sabato 2 dicembre. È questa la risposta della Confederazione di Corso d’Italia alla netta chiusura del governo che di fatto, nel nuovo incontro con Cgil, Cisl, Uil non ha cambiato una virgola sulla proposta che riguarda le pensioni. Susanna Camusso, al termine del confronto a Palazzo Chigi, l’ha definita  “insufficiente”, lontana da quanto richiesto dai sindacati. Ha annunciato una prima giornata di mobilitazione nazionale con tre  manifestazioni che si terranno il 2 dicembre, al Nord, al Centro e al Sud. Ancora sono da precisare le città dove si svolgeranno. Scioperi e manifestazioni vengono intanto già annunciati in diverse città e fabbriche. Cisl e Uil hanno espresso valutazioni differenti, come già avevano fatto a conclusione dei precedenti incontri.  Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil si accontenta del fatto che saranno istituite due commissioni per “studiare” come calcolare le speranze di vita e la separazione fra spese sanitarie e per la previdenza. Si ritiene un “risultato” il fatto che i sindacati siano ammessi a far parte delle due commissioni. Lo stesso Barbagallo afferma c he  le “risorse sono poche e  non possiamo dire che tutto va bene”. Ma pare allargare le braccia. Esulta Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl secondo cui viene “scardinato il concetto che tutti i lavori sono uguali”. Rispetto all’intesa siglata da governo e sindacati più di un anno fa sembra davvero un po’ poco, anche perché al fatto che tutti i lavori non sono uguali avrebbero dovuto seguire interventi all’altezza della situazione. Susanna Camusso ha ribadito che anche dal punto di vista del finanziamento i trecento milioni di cui parla il governo non ci sono. Si tratta solo di 60 milioni in tre anni.

L’annuncio di Gentiloni del maxiemendamento sul quale mettere la fiducia

Si chiude così il confronto fra sindacati e governo con tanti problemi che restano aperti, riguardano i giovani, il lavoro delle donne, l’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita, salvo le categorie individuate, l’abolizione del superticket sanitari, gli altri problemi sui quali lavoreranno le due commissioni che avranno vita breve visto che si va verso le elezioni con lo scioglimento delle Camere. Gentiloni ha annunciato che le misure decise verranno inserite nella legge di Bilancio, “blindandole”, dice, affermando che così il Parlamento non potrà modificarle. È l’annuncio, di fatto, della presentazione da parte del governo di un maxiemendamento, con conseguente voto di fiducia. Un altro colpo di mano dopo i voti di fiducia a raffica sulla legge elettorale. Quanto ai contenuti tecnici della proposta, che risparmia i lavori gravosi dall’aumento dei requisiti per la pensione che scatteranno per tutti dal 2019, nelle 15 categorie vengono considerati anche i lavoratori siderurgici “di prima fusione”, oltre a quelli “di seconda fusione e del vetro addetti ai lavori ad alte temperature non già ricompresi tra gli usuranti”. Si prevede dunque l’immediata esenzione dall’innalzamento previsto per il 2019 del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia e del requisito contributivo per la pensione anticipata per le 11 categorie già individuate ai fini dell’Ape sociale e 4 categorie aggiuntive: operai e braccianti agricoli, marittimi, addetti alla pesca, siderurgici di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti ad alte temperature. Il testo precisa, però, che l’esenzione è condizionata allo svolgimento di attività gravose da almeno 7 anni nei 10 precedenti il pensionamento, nonché, al fine degli effetti per il requisito anagrafico, al possesso di un’anzianità contributiva pari ad almeno 30 anni. Inoltre si sancisce la partecipazione certa delle parti sociali alle Commissioni sulle aspettative di vita e sulla separazione assistenza-previdenza.

Camusso in conferenza stampa: “scarsità di risorse e risposte inadeguate dal governo. Intanto il Parlamento potrebbe ancora intervenire. Mobilitazioni il 2 dicembre”

“Il primo elemento di critica che ribadiamo è la scarsità di risorse nella Legge di bilancio. È  una scelta politica – ha detto la segretaria del sindacato di Corso d’Italia Susanna Camusso in conferenza stampa –. La vertenza previdenziale è aperta, lo ribadiremo con grande forza, e per sostenerla la Cgil indice per il 2 dicembre una prima mobilitazione, a sostegno di cambiamenti universali del sistema previdenziale e di una maggiore attenzione di governo e Parlamento ai temi del lavoro”. “Il governo presenterà al Parlamento le proposte formulate oggi – ha continuato Camusso –. Il Parlamento può ancora intervenire e dare sostanza alle tante dichiarazioni di questi giorni dando risposte al mondo del lavoro. Questo rafforza le ragioni della mobilitazione”. “La distanza tra le proposte fatte e gli impegni che erano stati assunti dal governo col documento del 2016 è significativa – conclude Camusso –. Non ci sono risposte sufficienti sulla pensione dei giovani, sulle donne, sul sistema previdenziale legato all’aspettativa di vita. Poca, troppo poca attenzione ai temi del lavoro”. La segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, al termine dell’incontro ha inviato una lettera a tutti i presidenti dei gruppi parlamentari per richiedere un incontro urgente. “In vista del prossimo avvio dei lavori parlamentari sulla Legge di Bilancio- si legge nella missiva- siamo a richiedere un incontro urgente per poter esporre le nostre considerazioni e le nostre proposte in particolare sulle norme che riguardano il lavoro e la previdenza”.

Le reazioni politiche: Airaudo e Fassina, Sinistra Italiana, a sostegno della Cgil, come Mdp, che con Maria Cecilia Guerra chiede come sia possibile blindare il testo senza bypassare le decisioni del Parlamento

Sul piano delle reazioni politiche, si segnala l’appoggio di Sinistra Italiana alla posizione della Cgil, con Stefano Fassina e Giorgio Airaudo. In una nota, Stefano Fassina, responsabile economico del partito della sinistra, scrive: “Sulle pensioni, il Governo continua a far finta di non capire le drammatiche iniquita’ derivanti dalla Legge di Stabilita’ del 2011. Anche dopo i ritocchi di oggi, le proposte presentate alle organizzazioni sindacali sono largamente inadeguate e le regole per il pensionamento rimangono insostenibili sul piano sociale”. Stefano Fassina continua: “Le esclusioni individuate sono marginali rispetto alla platea di quanti, in base a condizioni sociali e occupazionali, hanno aspettative di vita significativamente inferiori alla media”. Giorgio Airaudo, membro della Commissione Lavoro della Camera, si affida a un tweet: “Il governo e il Pd non vogliono discutere né come si fermano i licenziamenti ingiustificati, Art. 18, né di come si cambiano le pensioni per tutelare i giovani e fermare l’innalzamento dell’età pensionabile. Il 2 dicembre saremo al fianco della CGIL”. Da Mdp giunge la dichiarazione della capogruppo al Senato Maria Cecilia Guerra: no ad atteggiamenti “ricattatori. Governo e relatrice dovrebbero astenersi dal dire che l’emendamento del governo sulle pensioni è blindato. Altrimenti, il Parlamento dovrebbe chiudere”. Una scelta che di fatto “farà decadere – sottolinea l’esponente Mdp – tutte le altre messe a punto finora dai gruppi su questo tema. Si tratta dunque ora di attendere il testo e leggerlo, poi presenteremo i subemendamenti”. Tra i temi da affrontare ci sarà quello della “definizione della platea, questione su cui non abbiamo informazioni trasparenti”. Ma ancora più “complesso – dice sempre Guerra – intervenire sui giovani”.

Da jobsnews


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