Sulle retribuzioni degli artisti un’importante iniziativa della Commissione di Vigilanza Rai. E i “giorn-artisti”?

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Nei prossimi giorni, la Commissione di vigilanza Rai, nella propria funzione d’indirizzo, dovrebbe approvare una risoluzione per l’adozione urgente di procedure volte a contenere gli eventuali effetti negativi derivanti al servizio pubblico da accordi contrattuali come quello di Fazio. La Commissione era stata in tal senso già sollecitata dagli stessi vertici Rai che, in recenti audizioni, avevano lanciato un grido di allarme sull’ambivalenza (ambiguità?) di determinati contratti di artisti-autori di format e di programmi, e sui riflessi di questi casi sull’immagine dell’azienda, sul rapporto tra entrate da canone e ricavi da pubblicità.Alcune delle misure più rilevanti previste nello schema in discussione mirano:- a impedire che la produzione dei programmi trasmessi dalla Rai sia affidata, anche tramite appalti parziali, a società di produzione controllate e/o collegate ad agenti di spettacolo che rappresentino gli artisti che a qualunque titolo prendano parte ai programmi medesimi;- a escludere che sia affidata a società di produzione controllate e/o collegate ad artisti l’esecuzione, anche tramite appalti parziali, di programmi trasmessi dalla Rai, nei quali gli stessi artisti siano a qualunque titolo presenti e che, per questo motivo, percepiscano un corrispettivo dalla concessionaria;- a escludere che in uno stesso programma possano essere contrattualizzati più di tre artisti rappresentati dallo stesso agente o da altra società di cui l’agente sia socio;- a imporre lo scorporo per ragioni di trasparenza dal compenso corrisposto all’artista delle parcelle degli agenti;- a verificare che i format esterni non si configurino come un mezzo surrettizio per incrementare ulteriormente i compensi di artisti, conduttori e giornalisti.In questo caso non si può non segnalare come l’ingranaggio ideato dal legislatore, e più volte avallato dalla giurisprudenza della Corte costituzionale, per differenziare la tv pubblica dalle emittenti private, abbia in realtà funzionato, ponendo, attraverso le funzioni d’indirizzo della Commissione parlamentare di Vigilanza, quei correttivi necessari a conferire al profilo editoriale della Rai un connotato ispirato alla trasparenza, a evitare posizioni privatistiche di conflitto d’interessi o posizioni dominanti, alla tutela del patrimonio audiovisivo della Concessionaria mediante la valorizzazione dei format “nati e cresciuti” in Rai. Anche il fantasma più volte evocato del danno erariale viene esorcizzato dal programmato intervento della Commissione di Vigilanza. Infatti, la risoluzione contribuisce a tranquillizzare ulteriormente gli amministratori della Rai – peraltro già sufficientemente orientati dal magistrato della Corte dei Conti che siede in Consiglio di amministrazione – delineando un perimetro certamente meno esposto alle iniziative esterne di sollecitazione alla procura regionale contabile. La responsabilità erariale sarebbe, infatti, ipotizzabile solo in caso di colpa grave o dolo, elemento psicologico dal fronte più ampio e discrezionale se riferito a un’area non regolamentata, ma molto più ristretto e definito se rapportato ai parametri indicati dalla Risoluzione della Vigilanza.Tuttavia, nel testo all’esame della Commissione, salvo un generico richiamo al format, non vi è alcun indirizzo circa la regolamentazione del ruolo dei giornalisti esterni che si proclamino – anche grazie a clausole contrattuali concesse dalla Rai – “giornartisti” nel caso in cui la loro prestazione segua lo schema conduttore/format/società appaltatrice/società che gestisce i diritti d’immagine. Eppure la questione non è di poco conto perché se accettassimo la tesi, sostenuta da Angelo Guglielmi in un’intervista al Fatto Quotidiano (“Vespa ha ragione, la distinzione tra programmi giornalistici e d’intrattenimento non ha senso”), allora il “giornartista” di turno potrebbe indossare la maglia dell’artista per eludere il tetto alla retribuzione e, al tempo stesso, appellarsi alle sue prerogative professionali di giornalista per tutelare la sua autonomia professionale.E’ auspicabile, quindi, che la lodevole Risoluzione della Vigilanza chiarisca quest’ambivalenza che, al di là degli aspetti meramente contrattuali, investe il ruolo stesso del giornalista del servizio pubblico.


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