Giornalismo sotto attacco in Italia

Riforma penale, dal governo fiducia sulle intercettazioni. Dai giornalisti sfiducia sulle leggi bavaglio

0 0

Il governo ha portato a casa la cosiddetta riforma del processo penale, che prevede anche una delega per la revisione dell’utilizzo e della pubblicazione delle intercettazioni disposte dalle autorità inquirenti. Il provvedimento è stato approvato ricorrendo al voto di fiducia. Il ministro Alfano e i suoi alleati hanno voluto precisare di aver votato la fiducia proprio perché il testo contiene la delega sulle intercettazioni. Dal momento che costoro hanno più volte chiesto e proposto “norme bavaglio” e limitazioni del diritto di cronaca non dovrebbe essere arduo cogliere quali saranno le loro richieste al momento della stesura del testo definitivo.

Se il tema fosse davvero quello, giusto e legittimo, della tutela delle garanzie e della dignità di ogni cittadino basterebbe recepire e accogliere le proposte che da tempo immemore hanno avanzato le associazioni dei magistrati e dei giornalisti. Udienze filtro, cancellazione delle intercettazioni irrilevanti, rispetto dei codici deontologici e pene esemplari per chi non li rispetta: questa è l’unica strada per non superare il sottile confine che separa il rispetto dei diritti dal desiderio di regolare i conti con quei giudici e con quei cronisti che ancora indagano su mafie, malaffare e corruzione.

Il ministro Orlando ha annunciato che ascolterà le proposte delle parti interessate e poi deciderà. Nel frattempo, ci permettiamo di consigliare ai suoi uffici un’attenta lettura delle sentenze della Corte europea che, da sempre, ha utilizzato e utilizza il criterio della “rilevanza sociale” e del “pubblico interesse” per stabilire la liceità della pubblicazione di un’intercettazione. Questa formulazione dovrebbe essere recepita in modo sostanziale e definitivo. I segnali, tuttavia, non sono confortanti: la delega sulle intercettazioni è stata approvata ricorrendo al voto di fiducia, la più volte annunciata norma sulle cosiddette “querele temerarie” è impantanata al Senato e non gode certo della “fiducia” della maggioranza dei senatori (di maggioranza e opposizione). Non a caso la “querela bavaglio”  è sempre più lo strumento utilizzato da chi vuole minacciare un giornale o un giornalista e soprattutto chi tenta di “illuminare” le zone dell’oscurità e dell’illecito. Dal momento che in politica non contano soltanto le parole, ma anche i silenzi, sarà il caso di non distrarsi e di prepararsi a contrastare eventuali nuovi bavagli, di qualsiasi natura e colore.

Fonte: “Il Fatto Quotidiano”


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21

Articolo21
Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.