Il grande spot

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Alzi la mano chi non ha ancora compreso il vero significato della visita alla Casa Bianca di Matteo Renzi. Che non ha alcuna valenza istituzionale o politica – il buon Barack a giorni sloggia -, ma meramente propagandistica e finalizzata a dare lustro all’inquilino di Palazzo Chigi e alla schiforma Boschi-Verdini, sulla quale gli italiani saranno chiamati a pronunciarsi il prossimo 4 dicembre. Cioè dopo le elezioni americane, quando la presidenza Obama sarà (finalmente) consegnata alla storia e null’altro che un pallido ricordo. Eppure l’incontro-spot è stato curato nei minimi dettagli, appositamente per farci credere che votando sì al referendum costituzionale rinsalderemo l’asse Roma-Washington. Sai che goduria.

Ora che Renzi, non essendo mai stato eletto neppure parlamentare, non abbia questa gran familiarità col consenso popolare ci sta. Ci sta pure, in realtà, che tenti in tutti i modi di dire la sua sulla schiforma in televisione, anche se l’occupazione orwelliana dei palinsesti – seguita all’ovviamente casuale allontanamento di tutti i giornalisti scomodi, da Porro alla Berlinguer fino a Giannini – risulta abbastanza inquietante. Che però il Presidente del Consiglio tenti perfino, come sta facendo, di farsi confezionare l’ennesimo spot referendario addirittura dal Presidente degli Stati Uniti, converrete, è troppo. Primo perché, per quanto entusiasta e per quanto autorevole, il parere di un Presidente dimissionario conta meno di zero.

Secondo perché non è Confindustria, la Coldiretti, la Cei e neppure la Casa Bianca che Matteo Renzi deve cercare di convincere, in vista del 4 dicembre, ma il popolo italiano. E il fatto che ricorra a questi mezzucci, come un bulletto che per fare la voce grossa mendica l’aiuto dell’amico più figo di lui, la dice lunga sulla sua situazione: non sa più che pesci pigliare. Ha già fatto tutte le promesse più irrealizzabili, rispolverando perfino quella clamorosa sul Ponte sullo Stretto. Ha già sparato tutte le balle possibili su una riforma penosa. Ha già occupato quasi militarmente le televisioni approfittando dell’ovviamente causale scomparsa di tutti i giornalisti non allineati. L’ultima cartuccia era lo spot di Obama, che abituato com’è ultimamente a confezionarne per la Clinton ne ha elargito uno anche all’ex Sindaco di Firenze. Servirà? Non si sa.

Perché se da un lato, in effetti, i sondaggi danno il Sì al referendum in ripresa – e ti credo, con tutto quel che il Premier sta facendo -, dall’altro c’è da dire che al 4 dicembre mancano ancora diverse settimane. Forse troppe perché l’eco della visita-spot alla Casa Bianca di Renzi e signora possa sortire gli effetti sperati. Quel che è certo è che il Granduca della chiacchiera, come si diceva, le sta provando proprio tutte. Confidando non solo nelle sue  capacità, ma anche sulla poca lucidità degli Italiani, i quali secondo i suoi calcoli non dovrebbero accorgersi della messinscena in corso, che giorno dopo giorno assume contorni sempre più surreali. Vedremo allora quale sarà la prossima mossa, pardon il prossimo spot. Intanto, siamo visitati da un dubbio: visto che Renzi in America è così smisuratamente stimato, deve proprio tornare indietro?

Giuliano Guzzo


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