La scienza dietro la Felicità

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Quando si parla di felicità gli interrogativi sono sempre molti ma il più delle volte si finisce con l’ottenere ben poche risposte. Eppure, la felicità è proprio uno dei grandi temi che ha appassionato l’uomo sin dalla notte dei tempi. Epicuro, scrivendo a Meneceo, diceva : “Non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’anima”. Ma cos’è davvero questo “benessere dell’Anima”? C’è un substrato biologico sul quale si poggia? Esiste una reale connessione tra felicità e corpo?   Possiamo, innanzitutto, dire che la felicità è uno stato dell’Essere molto complesso, che pone le sue basi nel cervello ma non si esaurisce nel mero scambio elettrochimico fra cellule.

Nel nostro encefalo ci sono circa 100 miliardi di neuroni e ognuno può instaurare  circa 50 mila connessioni sinaptiche (cioè scambio di informazioni tra neuroni); il cervello umano può, quindi,  raggiungere un numero complessivo di sinapsi iperbolico, suppergiù un milione di miliardi.
Per fare un paragone suggestivo, nella via lattea ci sono circa 200 miliardi di stelle,  quindi le connessioni presenti nel nostro cervello equivalgono al numero di stelle presenti in 5.000 galassie.
Possiamo allora affermare, senza  tema di smentita, che il nostro cervello è un “universo” di complessità.

E cosa c’entra tutto questo con la ricerca della Felicità?
Diciamo che gran parte della nostra felicità dipende proprio dalle “informazioni” che vengono scambiate fra questi miliardi di neuroni. Ad esempio, se in alcune zone del cervello i neuroni mettono in circolo Dopamina, si avrà una sensazione di felicità legata alla ricompensa e al piacere che da essa ne deriva. Se in altre zone dell’encefalo viene rilasciata Serotonina si avrà, invece, una sensazione di benessere e buon umore. Se in altre ancora c’è scambio di ossitocina ci si sentirà prosociali, empatici e più compassionevoli. Se avviene scambio di endorfine si percepirà di meno il dolore e lo stato d’animo sarà positivo. L’adrenalina provocherà, al contrario, eccitazione, mentre il GABA (acido gamma-ammino-buttirico) abbasserà il livello di stress e ansia.

Il cervello, tuttavia, non può essere considerato un’isola. Il suo funzionamento è strettamente legato all’intero organismo e, come afferma la PNEI (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia), sono numerose le influenze reciproche tra mente e corpo. Infatti, è ormai pacifico che un buon equilibrio psichico agisca positivamente sulla salute e migliori la qualità della vita e viceversa che la salute fisica aumenti il benessere psichico. A livello fisiologico, un ruolo importante per la nostra felicità viene giocato dalla corteccia prefrontale (l’area neocorticale più evoluta) che assolve, oltre a tutte le funzioni esecutive come pianificazione e programmazione, anche alle funzioni di regolazione emotiva (soprattutto quelle negative), di sintonizzazione con l’altro, di connessione del presente, con il passato e il futuro e di proiezione della nostra visione in avanti rispetto al nostro progetto di vita. Inoltre, la corteccia prefrontale ha una funzione di integrazione di molte aree del cervello, soprattutto di quelle che comunicano direttamente con il resto corpo. Tale integrazione ci consente di prendere in considerazione un quadro di pensieri e sensazioni molto più ampio e di andare sempre di più verso un pensiero complesso.

Dunque, per sintetizzare, una buona ed equilibrata dose di neurotrasmettitori, integrati fra mente e corpo e sostenuti dalla corteccia prefrontale, può aiutarci realisticamente ad entrare in contatto con la nostra felicità.
Quasi sempre, però, finiamo col cercare la felicità negli illusori appagamenti esterni e in tal modo, facciamo dipendere la nostra condizione emotiva dagli altri o comunque dall’esterno. La buona notizia è che oggi esistono tecniche e modelli formativi che consentono di invertire questo meccanismo, proprio attraverso lo sviluppo della capacità di ogni  individuo di attivare le sue risorse interiori: anziché cercare all’esterno l’appagamento dei bisogni, è possibile autogenerare degli stati interiori di coscienza (Changeux – L’homme neuronal 1983), che portano a quella sensazione di felicità non più dipendente dallo stimolo esterno.

Facilitando questa alchimia di neurotrasmettitori che da un lato conduce ad un equilibrio emotivo e dall’altro favorisce le relazioni umane, l’individuo diverrà finalmente artefice della propria felicità. Tutto ciò porterà ad una pienezza interiore che nasce dal piacere di esprimere la propria unicità e di vivere autenticamente il senso profondo della propria esistenza. La felicità emerge, così, nel momento in cui smettiamo di perseguire appagamenti esterni per rivolgerci, invece, a quella ricerca interna di risorse che consente di esprimere e testimoniare umanità e autenticità.
Tutto questo è frutto di un percorso che va costruito riconoscendo ed elaborando, giorno dopo giorno, i conflitti e i condizionamenti derivanti dalla propria storia, in modo da poter orientare le proprie azioni, le proprie scelte, i propri pensieri  e, quindi, i propri neurotrasmettitori verso il rinforzo di quegli stati interiori che permettono l’accesso alla “vera” Felicità.

Per concludere, 10 suggerimenti pratici per coltivare quotidianamente la felicità:

  • almeno 30 minuti al giorno di attività fisica;
  • almeno 10 minuti al giorno di esercizi meditativi;
  • costruire relazioni sane e salutogene;
  • individuare e coltivare le proprie risorse interiori;
  • essere grati per tutto ciò che si vive (soprattutto per le esperienze meno piacevoli, in quanto portatrici del seme della crescita interiore);
  • accedere al perdono di se stessi e degli altri;
  • accettare e rispettare il proprio corpo;
  • vivere quanto più possibile circondati dal verde, mangiando sano e riposando bene;
  • basare ogni relazione sull’espressione di un amore incondizionato e della libertà reciproca;
  • essere sempre autenticamente se stessi.

*A cura della Fondazione FIVE Onlus


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