Damasco. Decine di morti e un centinaio di feriti in tre attacchi suicidi contro santuario sciita. Rivendicati da Isis. L’ira di Kerry e di Mogherini

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Sono almeno 58 i morti nell’attacco al santuario sciita di Sayyida Zeinab, a sud di Damasco, rivendicato dall’Isis. Lo riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, aggiungendo che più della metà delle vittime sono civili. Almeno 25 sono invece i miliziani sciiti, sia stranieri che siriani, fedeli al presidente Sashar al-ssad. I feriti sono un centinaio. Tre esplosioni a distanza ravvicinata, riferiscono i media ufficiali siriani, sono state causate da due kamikaze e da un’autobomba lasciata davanti ad una vicina fermata degli autobus. I due attentatori suicidi hanno azionato le cinture esplosive dopo l’esplosione dell’autobomba, facendosi saltare in aria tra le persone che erano accorse. Secondo l’Osservatorio invece le esplosioni sono state due, la prima causata da un kamikaze e la seconda da un’autobomba. In un comunicato diffuso sul web, il gruppo Wilayat Dimashq, costola dell’Isis a Damasco, ha rivendicato l’attentato sferrato da due kamikaze contro gli “apostati politeisti”. Il gruppo afferma che “due soldati del Califfo si sono fatti esplodere vicino Sayyida Zeinab uccidendo 50 ‘rafida’ (termine dispregiativo usato per definire gli sciiti) e ferendone 120”.

Il mausoleo si trova a circa 17 chilometri a sud della capitale ed è protetto da miliziani del gruppo libanese sciita Hezbollah, impegnati nella guerra civile al fianco delle truppe di Assad. Custodisce le spoglie di una delle nipoti di Maometto ed è frequentato da numerosi pellegrini sciiti nonostante la guerra. Nella zona c’è la moschea sciita che porta lo stesso nome, meta di pellegrinaggi e già colpita da altri attentati  in passato. Nel febbraio 2015, la moschea era stata oggetto di un attentato suicida che aveva fatto 4 morti e 13 feriti, nei pressi di uno dei check point del santuario. Nello stesso mese, un’esplosione aveva colpito un bus di pellegrini sciiti libanesi uccidendo almeno nove persone. L’esplosione fu rivendicata dai terroristi di Al-Nusra, il gruppo siriano legato ad Al-Qaeda.

Il premier Wael Halqi ha dichiarato che l’obiettivo di questi “vili crimini terroristici e’ quello di aumentare il morale delle organizzazioni terroristiche dopo le ultime sconfitte subite”. Il capo del governo del regime siriano ha accusao non meglio precisati paesi stranieri della responsabilità degli atti terroristici, invitando la  comunità internazionale ad “aumentare la pressione sugli stati che sostengono i terroristi e che minacciano la stabilità internazionale”. Le modalità dell’attentato inducono a ritenere che l’attacco potrebbe essere opera dello Stato islamico (Is), non nuovo ad operazioni di questo tipo. L’agenzia di stampa “al Amaq”, considerata vicina al gruppo terroristico, conferma che l’attacco è stato perpetrato dal sedicente “califfato”, ma al momento non è stato ancora diffuso un comunicato “ufficiale” al riguardo.

L’esplosione a Damasco ha detto Federica Mogherini, Alto rappresentante della Politica estera e di sicurezza comune della UE, “è chiaramente mirata a colpire gli intenti di iniziare un processo politico” nei colloqui di pace di Ginevra. Mogherini ha aggiunto che questa è “probabilmente l’unica opportunità di mettere fine al conflitto in Siria, che ha causato e continua a causare tanta sofferenza a tante persone”. Mogherini ha chiesto a entrambe le parti presenti ai colloqui di Ginevra di dimostrare la “volontà” di compiere i passi necessari per riportare la pace in Siria, chiedendo accesso umanitario alle zone colpite, la fine degli assedi e dei bombardamenti contro i civili. Ha espresso l’appoggio dell’Ue a “un processo che può avanzare solo se le parti siriane, con il sostegno dei membri regionali e globali del gruppo di appoggio internazionale, dimostreranno la volontà di compiere i passi necessari in questi colloqui per fare progressi politici e mettere fine alla violenza”. Questo è necessario, ha sottolineato Mogherini, “per il bene di tutti i siriani”. Secondo la diplomatica, da Ginevra arrivano “alcuni segnali di speranza”, ma nel frattempo oggi si “piangono nuove vittime, assassinate dagli stessi che stanno tentando di uccidere qualsiasi prospettiva di pace”. “Tali misure umanitarie – ha concluso Mogherini – contribuiranno a costruire la fiducia nel processo politico di Ginevra da parte del popolo siriano, offrendogli la speranza che i negoziatori siano disposti a fare passi difficili fino ad arrivare alla pace”.

Il segretario di Stato americano, John Jerry, ha chiesto alle parti coinvolte nel conflitto in Siria di portare avanti i colloqui di pace a Ginevra nonostante l’attacco rivendicato dallo Stato islamico a Damasco. Ha sottolineato che il conflitto potrebbe facilmente coinvolgere il Medio Oriente, se non sarà raggiunto un accordo negoziato, e ha chiesto passi immediati per aumentare gli aiuti alimentari e l’assistenza umanitaria alla popolazione civile.  “Il mondo spera che le due parti rispondano rapidamente alle necessità di milioni di siriani disperati”, ha aggiunto Kerry, uno dei primi artefici del processo diplomatico internazionale sulla Siria. A proposito dell’appello a Damasco perché consenta l’accesso alle Ong alla città di Madaya, Kerry ha detto: “Madaya si trova a solo un’ora di macchina da Damasco e i suoi abitanti sono ridotti a mangiare erba e foglie”. “E come hanno risposto il regime e le milizie che lo sostengono? Con le mine e il filo spinato per impedire l’accesso agli operatori” umanitari, ha protestato ancora John Kerry nel messaggio diffuso dal dipartimento di Stato.

Da jobsnews


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