Ci vuole meno emergenza e più Emergency

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Mentre vado al lavoro, vedo due alpini nello spazio antistante le barriere della metro Ottaviano-San Pietro. E’ l’effetto placebo per tranquillizzare i contaminati dalla “sindrome parigina”, ma non servono ad altro. Neanche a bloccare i furbi che entrano scavalcando come al solito i tornelli d’uscita.

La solidarietà è l’unico modo di esportare la nostra cultura, che ripudia la guerra. In Libano, il nostro contingente militare si è fatto onore anche per i servizi sanitari che ha offerto alla popolazione. E questo ha favorito la pacificazione. Invece, l’Europa si mobilita in poche ore per bombardare, ma da anni non trova un piano comune per accogliere e distribuire i rifugiati, né per varare un piano straordinario di aiuti per far arrivare nelle zone martoriate ospedali e scuole presidiate, piuttosto che vendere armi ai dittatori del posto.
Se si continua con l’oltraggio dello sfruttamento dei conflitti locali, continueranno ad arrivare profughi da fuori e kamikaze da dentro.
Gli  alpini-valium non risolvono la sicurezza.
Ci vuole meno emergenza e più Emergency.

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