Mafia Capitale. Penalisti denunciano 92 giornalisti

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La clamorosa denuncia  a 20 giorni dall’inizio del maxi processo di Roma. L’accusa: avere informato i cittadini subito dopo gli 81 arresti 

Il rappresentante degli avvocati penalisti di Roma ha segnalato al Procuratore della Repubblica come un reato collettivo e una violazione di massa della deontologia giornalistica gli articoli con cui i giornalisti, in due riprese, a dicembre 2014 e poi a giugno del 2015, hanno ampiamente riferito il grande scandalo denominato “Mafia Capitale”,  spiegando le motivazioni dell’arresto, eseguito a Roma, di 81 esponenti politici, funzionari pubblici ed altre persone accusate di associazione mafiosa, corruzione e reati collegati nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria senza precedenti che ha rivelato la presenza attiva della criminalità organizzata nella Capitale.

Secondo l’associazione dei penalisti, i giornalisti avrebbero violato l’articolo 114 del codice di procedura penale pubblicando testualmente alcune parti degli atti del procedimento giudiziario ancora in fase di indagine.

La pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale è una contravvenzione punita dall’art. 684 del Codice Penale con l’arresto fino a 30 giorni o con un ammenda fra 51 e 258 euro.

Nel loro esposto denuncia, reso noto da Affari Italiani, i due penalisti hanno segnalato 287 articoli di cronaca firmati da 78 giornalisti e pubblicati tra il 3 e il 9 dicembre 2014 e tra il 5 e il 6 giugno 2015 su 14 giornali, indicando come penalmente e disciplinarmente perseguibile anche il comportamento dei direttori responsabili dei giornali citati. Al procuratore si chiede di accertare il reato di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale e di segnalare i nomi degli autori degli articoli e dei direttori ai consigli di disciplina regionali. In sostanza vengono denunciati i maggiori giornali italiani e alcuni fra i più noti cronisti giudiziari. I giornalisti coinvolti sono dunque 92.

Queste le testate interessate dalla presunta violazione del divieto di pubblicazione: Il Tempo, Il Fatto Quotidiano, L’Espresso, Il Messaggero, Il Mattino, Libero Quotidiano, Il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Giornale, Il Manifesto, La Nazione, La Stampa, Il Sole 24 Ore, Avvenire). E’ quanto si ricava dalla lettura dell’esposto presentato dal presidente della Camera Penale di Roma (organo di rappresentanza collettiva degli avvocati penalisti) e dal responsabile della sezione Studi dello stesso organismo al Procuratore Capo di Roma, Giuseppe Pignatone.

Gli articoli che l’atto prende in considerazione sono quelli apparsi sui giornali cartacei nei giorni successivi alle prime misure cautelari, nell’ambito del primo filone di inchiesta Mondo di Mezzo, tra il 3 e il 9 dicembre 2014 e quelli successivi alla seconda tranche di arresti tra il 5 e il 6 giugno 2015.

Secondo gli avvocati Francesco Tagliaferri e Giovanni Pagliarulo, rispettivamente Presidente e Responsabile della Commissione di studio della Camera penale di Roma, firmatari dell’esposto, gli articoli violerebbero i commi 2 e 3 dell’articolo 114 che prevedono il divieto della pubblicazione anche parziale o per riassunto di atti coperti dal segreto e di quelli non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari e fino al termine dell’udienza preliminare.

DB ASP

Il testo dell’esposto della Camera Penale di Roma

Da ossigenoinformazione


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