Migranti, nella bozza della Commissione Ue non c’è ancora un progetto concreto

0 0

Le condizioni che l’Unione Europea pone all’Italia perché possa distribuire profughi negli altri Stati europei sono precise e non rifiutabili. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha comunicato l’obbligo per il nostro Paese di trasmettere alla Commissione una “road map” su quanto è stato fatto e si farà per l’accoglienza. Se la relazione non sarà consegnata nei termini previsti, per tre mesi  sarà sospeso il trasferimento dei migranti. Il piano penalizza sicuramente l’Italia rispetto a Grecia e Ungheria che con noi sono inserite nella lista di chi viene esentato dalla divisione degli stranieri da accogliere visto che ha già abbondantemente  superato le quote fissate.

Il governo Renzi-Alfano ha deciso di accettare le imposizioni europee purché si raggiunga l’intesa che porti effettivamente a un sistema “permanente e obbligatorio per tutti”. Ma su un punto non si torna indietro. Nulla sarà fatto e soprattutto non saranno aperti i centri di smistamento sino a quando l’accordo non sarà operativo. E dunque ora si avvia una mediazione tra la Commissione e l’Italia per arrivare a un testo accettato da tutte le parti.

All’inizio si pensava di poter far andare via circa 80 mila migranti ma ora si parla di circa 40mila. Rispetto a Grecia e Ungheria si tratta di una cifra notevolmente inferiore  perché si è fissata una percentuale al 36% ma riguarda soltanto gli stranieri giunti tra gennaio e agosto 2015 e non quelli giunti in precedenza.

I paesi interessati dovranno versare una sanzione legata al proprio Pil che può arrivare all’0,1 ma molti pensano che non si andrà oltre lo 0,002. In questo caso si tratterà di una somma irrisoria e non “gravemente onerosa”. Ma la Commissione vuole limitare fortemente queste limitazioni di disponibilità. E’ sicura la revisione delle regole di Dublino con l’obbligo di restare nel Paese di primo ingresso fino al termine della procedura. Il problema maggiore riguarda i migranti arrivati alla ricerca di un lavoro. Qui nella bozza della Commissione si parla esplicitamente di “rafforzare la direttiva sui rimpatri e migliorare i rapporti con gli Stati terzi” ma non c’è ancora un progetto concreto che preveda investimenti nelle aree dalle quali partono queste persone e non sembra facile ottenere il via libera al ritorno a casa. Questa parte del progetto deve essere chiarita e precisata anche perché riguarda una parte non piccola di migranti.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21