Grecia: tra tensioni e fratture, il Parlamento approva l’accordo. Tsipras: lezione di dignità al mondo

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Di Pino Salerno

Quando ad Atene erano le due del mattino del 16 luglio, il Parlamento ha finalmente approvato il testo dell’accordo siglato da Alexis Tsipras con le istituzioni internazionali nella notte di lunedì. L’accordo è stato approvato con 229 voti a favore, 64 contrari e sei astenuti. Complessivamente, i deputati greci sono 300. Si tratta dunque di una larga maggioranza, che tuttavia pone problemi politici seri allo stesso Tsipras e a Syriza. Pesa il voto contrario di una cospicua fetta di deputati di Syriza, una trentina, circa, che così hanno voluto manifestare anche una sorta di sfiducia al loro leader. Tra i “No” , spiccano l’ex ministro delle Finanze Varoufakis, l’attuale ministro dell’energia e la stessa presidente dell’Assemblea parlamentare, donna molto amata dal popolo di sinistra. A favore, invece hanno votato 120 deputati di Syriza, il gruppo degli indipendentisti greci, partner di governo, e alcuni partiti di opposizione, tra i quali Nuova Democrazia, il Pasok e To Potamos. Ovviamente contrari i neonazisti di Alba Dorata. Nasce una sorta di unità nazionale? Non possiamo ancora saperlo, anche perché formalmente non si è trattato di un vero e proprio voto di fiducia, ma il necessario passaggio parlamentare per non fornire altri alibi alle istituzioni internazionali e per dare il via a quei finanziamenti concordati e assolutamente necessari per evitare il fallimento dello stato ellenico. Alexis Tsipras ha cercato in tutti i modi di evitare la frattura all’interno di Syriza, fino alla fine, con un discorso molto intenso e calibrato, col quale ha rintuzzato le critiche al suo operato, e ha risposto con fermezza alle accuse di Varoufakis (che ha votato esattamente come Alba Dorata). L’ex ministro delle Finanze, Varoufakis, ha riproposto nel suo discorso le tesi che da qualche giorno ripete anche su molti organi di informazione, con accuse pesantissime alla troika e soprattutto alla Germania, accusata di aver guidato una sorta di Trattato di Versailles, compiendo un vile ricatto nei confronti della Grecia.

La replica di Tsipras è stata davvero importante. Ha ammesso di aver portato a casa un accordo nel quale neppure lui crede, ma “necessario per restituire un futuro al nostro popolo”. Si è assunto la piena responsabilità di ogni decisione politica, ma, ha detto ai deputati, “mi sento fiero della battaglia che abbiamo combattuto in questi cinque mesi. Abbiamo affrontato una battaglia sleale, contro le potenze finanziarie. E abbiamo mostrato la nostra dignità al mondo e all’Europa. Questa battaglia porterà molti frutti”. Tsipras ha poi aggiunto che il suo governo era stato sostenuto nel corso della trattativa dai partiti di sinistra, dai Verdi, dai socialdemocratici, in tutta Europa. Ma sono stati i partiti conservatori, di destra, la CDU della Merkel, ad aver cercato di far bruciare la Grecia. Ha ammesso che “la piccola Grecia” può aver perduto la guerra, ma ha lasciato in eredità qualcosa di estremamente prezioso: ha seminato il seme della democrazia e della resistenza contro un sistema che nessuno aveva mai osato contrastare finora. “Il diritto era dalla nostra parte, ma l’economia dalla loro”, ha gridato Tsipras, in un’Aula ammutolita dalla potenza del suo discorso. Insomma, afferma con coerenza e fierezza, che in nessun modo ha permesso che il suo governo di sinistra fosse considerato “una parentesi nella vita politica greca”, perché la partita che si è giocata al tavolo del negoziato aveva come vittima proprio il governo di Tsipras e di Syriza. Insomma, ha poi aggiunto, la vecchia politica è finita – il popolo apprezza la differenza tra coloro che combattono “contro la slealtà, e coloro che si arrendono senza combattere”, puntando il dito sui passati governi di coalizione di centrosinistra, che l’austerità l’hanno subita senza fiatare.

E infine, l’accorato appello ai “suoi” deputati ribelli: “non sto cercando di indorare la pillola, non cerco di dire che questo accordo è migliore di quanto sia. È un piano difficile, che contiene misure durissime. Ma faremo qualunque cosa per rispettare il nostro popolo. Combatteremo le oligarchie e la corruzione, in ogni modo possibile”. Tsipras ha poi sferrato la stoccata finale, proprio in direzione di colui che si è rivelato il suo critico più feroce, Yanis Varoufakis. “Avevamo tre scelte dinanzi a noi”, ha concluso Tsipras, “firmare un accordo sul quale potevamo non essere d’accordo, andare verso il default, il fallimento, oppure accettare l’opzione di Schaueble dell’uscita dall’Europa e dall’euro. Abbiamo scelto un accordo che non ci piace, ma che può restituire il futuro al nostro popolo”.

Da jobsnews


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