Giornalismo sotto attacco in Italia

Sull’art.21 il verso non è affatto cambiato

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L’Italia ha perso oltre 20 posizioni nell’annuale rapporto sulla libertà di informazione preparato dalla organizzazione Reporter sans frontieres, terminando così oltre il settantesimo posto e confermandosi una delle maglie nere in Europa. La mancata risoluzione del conflitto di interessi, l’assenza di normative antitrust degne di questo nome, le interferenze di governi e partiti sulla Rai, rappresentano, da oltre un ventennio, l’essenza della infelice anomalia italiana.

A questo quadro si è ora aggiunta, come ha ben documentato l’associazione Ossigeno diretta da Alberto Spampinato, la rinnovata aggressione delle mafie contro i giornalisti. Ben 12 sono i cronisti costretti a vivere sotto scorta, a causa delle loro denunce contro i mafiosi, il malaffare, i loro protettori politici.

Non si tratta solo di minacce, di avvertimenti, di auto incendiate, ma anche di “querele temerarie ed intimidatorie” usate come strumento quotidiano di pressione preventiva. L’abnorme ricorso alla denuncia penale, le continue ed ingiustificate richieste di risarcimenti milionari, hanno richiamato l’attenzione anche di Reporter causando la clamorosa retrocessione dell’Italia.

Il risultato non ci fa piacere,anche perché, se dovesse essere approvata  la brutta legge sulla diffamazione, attualmente in discussione alla Camera, l’Italia retrocederebbe ulteriormente, dal momento che il testo non introduce alcuna norma per scoraggiare il ricorso continuo ed intimidatorio alle cosiddette querele. Per ora, almeno per quanto riguarda l’articolo 21 della Costituzione, non possiamo che prendere atto che “Il verso non é affatto cambiato”.

Per queste ragioni, condividendo le riflessioni del segretario della Fnsi Raffaele Lo Russo e del presidente Santo Della Volpe, non possiamo che continuare a chiedere al Parlamento di ritirare il provvedimento all’esame della Camera, oppure di modificarlo radicalmente prevedendo una sanzione a carico di chi usa le querele come un vero e proprio strumento di intimidazione teso a scoraggiare il diritto di cronaca ed il diritto dei cittadini ad essere informati sui troppi misteri italici.

Altrimenti l’Italia continuerà a retrocedere con un grave deterioramento del nostro tessuto civile e dello stesso ordinamento democratico. Da qui la decisione di rilanciare la raccolta di firme sotto l’appello per chiedere la modifica o il ritiro della bozza di legge sulla diffamazione, appello che sará inviato ai Presidenti delle Camere e al Presidente della Repubblica che, non a caso, nel suo discorso di insediamento ha voluto richiamare la centralitá dei valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione.


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