Giornalismo sotto attacco in Italia

Lampedusa, muoiono in 29. Perché l’Europa ha scelto di proteggere i confini e non le persone

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I corpi attaccati uno all’altro nel tentativo disperato e inutile di trovare calore e riparo. Intorno il buio del mare e onde alte come palazzi di tre piani. Un freddo glaciale come era successo altre volte, in altre notti di inverno. Ma quello che è successo stavolta nel mediterraneo non ha precedenti, mai così tanti migranti sono morti a bordo dei mezzi di soccorso.
Alla fine ne hanno contati 29. 29 cadaveri, morti di freddo che nessuno è riuscito a salvare.
Non ci si mette in mare con questo tempo. Lo sa chiunque ha un minimo di esperienza. Ma ormai è tanto tempo che le barche partono ugualmente senza evitare i mesi freddi, senza evitare il mare grosso. Barche sempre meno affidabili, gommoni messi insieme con materiale scadente. A bordo uomini, donne e bambini che scappano da morte certa e accettano la probabilità di morire in mare.
Sappiamo tutti, però, che non è il mare ad avere la responsabilità di questi altri morti. La sola certezza che ora abbiamo è che la data di oggi, il 9 febbraio, sancisce il ritorno indietro, ritorno al passato, come se nulla fosse successo.
Come se i morti di Lampedusa dell’ottobre 2013 non ci fossero stati, come se le promesse dei potenti d’Europa venuti a piangere quei 368 cadaveri non fossero mai state pronunciate. Mai più avevano detto, mai più. E hanno fatto la loro scelta, quella di proteggere i confini invece delle persone. Quella di fermare la più grande operazione di soccorso in mare mai messa in moto per riprendere i pattugliamenti, il controllo delle frontiere. Si muore nello stesso modo sui bordi d’Europa. Sul fiume Evros, tra Turchia e Grecia; nei boschi tra Grecia e Macedonia; nelle tende improvvisate tra Serbia e Ungheria. Si muore di freddo sui confini d’Europa e il solo provvedimento che chi governa riesce a pensare è di costruire altre reti, altri muri, altre barriere per impedire a chi scappa di entrare nel nostro mondo. Muoiono così le prime vittime della violenza talebana, dell’Isis, scappano dalla ferocia che terrorizza anche noi e muoiono ad un passo da noi, convinti di essere quasi in salvo. E noi stiamo a guardare e pensiamo a costruire altre barriere.
I morti del Mediterraneo, muoiono per questo. Muoiono perché l’Europa ha scelto di proteggere i confini e non le persone.

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