Non da oggi considero i quotidiani La Repubblica e l’Unità, per molti aspetti, i giornali migliori e più interessanti del nostro paese per lo sguardo che riescono a dare della nostra società gravemente disastrata da mali antichi e recenti che le classi dirigenti della penisola, pur nell’alternarsi di esperienze politiche differenti, non sono riusciti ancora ad offrire.
Ma, anche se si leggono abitualmente altri quotidiani che si pubblicano nel nostro paese, si resta colpiti dalla permanenza del fenomeno fascista come di quello populista (che non è molto migliore) nel tessuto vitale del nostro paese.
Ed è significativo che si succedano nel nostro paese episodi molto eloquenti sulla nostalgia del Fascio o di fascisti eccellenti.
Chi, come chi scrive,ha vissuto gli ultimi anni nella capitale ha avuto notizie ravvicinate sulla intensa attività dei giovani di Casa Pound o di Forza Nuova che sono stati protagonisti in più occasioni di manifestazioni presso l’Università La Sapienza, come presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione, dove mi è accaduto di partecipare a seminari e di dibattiti in più occasioni.
Ma, soprattutto sono dovuto già intervenire giornalisticamente sulla vicenda del paese di Affile in cui il sindaco ha dedicato, con 17Omila euro della regione Lazio governato da Renata Polverini, addirittura un mausoleo al maresciallo riconosciuto criminale di guerra Rodolfo Graziani, eroe di Addis Abbeba, che finì la sua carriera politica e militare come ministro della Guerra nella sciagurata avventura della Repubblica Sociale Italiana a Salò.
Ma ora apprendiamo che l’episodio non è il solo perché anche l’Abbruzzo, da qualche anno sedotta dal pdiellino presidente Michele Iorio ma aperta- come è noto- anche alle lusinghe del populista Antonio Di Pietro, che ha a Montenero di Bisaccia la sua corte più o meno permanente,si apre al revisionismo fascista e nel comune di Castellafiume presso l’Aquila una targa è stata dedicata al fascista Cornelio Di Marzo che fu uno dei cento firmatari delle leggi razziste della dittatura fascista nell’autunno del 1938.
Non solo. Nel comune di Aielli, l’amministrazione comunale ha dedicato la piazza principale a Guido Letta, zio dello Gianni Letta per anni consigliere di Berlusconi e nei suoi governi di solito sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
A sua volta la presidente della provincia di Catanzaro, Wanda Ferro, con un passato nel Movimento Sociale Italiano e quindi in Alleanza Nazionale, ha concesso all’associazione Furor la Sala del consiglio provinciale per la presentazione del libro L’Aquila e il Condor del neofascista Stefano delle Chiaie fingendo di ignorare che Catanzaro è stata la sede del processo per la strage di piazza Fontana.
C’è da stupirsi che il segretario della Cgil di Catanzaro abbia criticato l’atteggiamento della presidente della provincia?
Direi di no e semmai c’è da sottolineare il fatto che i giornali della regione abbiano sorvolato sul grave episodio. Per fortuna non l’ha fatto né il presidente dell’ANPI Carlo Smuraglia che ha ripetuto proprio dall’Emilia un concetto a cui tante volte mi rifaccio nel mio ultimo libro sul fascismo come in tutte le occasioni in cui qualche associazione del centro-sinistra o della resistenza mi chiede di parlare: ”Tutto questo-ha ricordato Smuraglia-trova le sue radici nel fatto che il nostro Paese non ha mai fatto i conti con il proprio passato, non ha mai fatto conoscere e analizzato il fascismo ed è stato troppo tiepido di fronte ai continui attacchi di revisionismo.”
Qualcuno dirà che soltanto in borghi più o meno sperduti di una regione depressa o vicino alla capitale avvengono episodi di questa gravità ma noi siamo convinti che il problema sia quello evocato da Smuraglia:un compito che le nostre classi dirigenti non hanno compiuto a suo tempo e che per queste ragioni ancora oggi possono aver luogo rivalutazioni del passato fascista come quelle di cui abbiamo parlato finora.