Riduzione del danno. Caffè del 6 gennaio

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Che mazzata! Forse avevano ragione i Gufi quando avvertivano Renzi di guardarsi da se stesso! L’ordine di scuderia, caso risolto – ora parliamo d’altro, della buona scuola per esempio, e subito riunione ad hoc con tweet delle foto – non funziona granché e oggi non c’è giornale che non contesti il fatto il decreto legislativo di Natale e, con esso, l’insipienza, l’arroganza, l’ignoranza o la furbizia che lo ha reso possibile. Repubblica, per la verità, prova a ridurre il danno: “Condono, la soglia scende all’1,5%. Padoan, non ci sono manine”. Ma Stefano Folli è costretto ad ammettere, “La partita del Colle ora si complica e il premier è più debole”. Come risulta da un’intervista  a Romani (FI) che difende il condono e una a Cuperlo che invita il governo a modificare subito il decreto “per non alimentare sospetti”.

Il Corriere affonda con gusto Renzi e renzismo. Titolo: “Così hanno stravolto il decreto”. Parla l’ex presidente della Consulta Franco Gallo che aveva preparato (su richiesta del governo) delle norme per rendere il fisco “buono” con i contribuenti, ma che non aveva neppure immaginato – dice- una soglia di non punibilità per evasione e frode. Soglia che Luigi Ferrarella definisce “licenza a delinquere per il futuro, polizza d’assicurazione sulla dose socialmente accettabile di evasione fiscale: una sorta di preventivo, utile a garantire ai grandi contribuenti (imprese, banche, superprofessionisti) di poter pianificare a tavolino e calcolare al centesimo quanta fetta di evasione fiscale sarà loro consentito assaporare ogni anno”. Una vergogna anche senza regali a Berlusconi! Ciliegia sul gateau, Antonio Polito parla di “campanello d’allarme per il renzismo”. Perché s’è visto un governo che “non discute collegialmente”, “un eccesso di leggi delega che lasciano le mani dell’esecutivo troppo libere”, e il risultato disastroso della polemica contro gufi e “burocrati accusati di frenare”.

Libero, invece, svela “La vera storia del decreto Renzi-Berlusconi”. “Nel testo consegnato ai ministri – sostiene il giornale diretto da Belpietro – la depenalizzazione fiscale non c’era e in consiglio non è stata discussa: è stata inserita dopo dalla fedelissima ex capo dei vigili di Firenze, Manzione che aveva incontrato la Boschi”. Dunque un baratto. Purtroppo c’è stata la retromarcia, dunque “siano tutti ostaggio di un premier debole”. Sul Giornale, editoriale di Feltri: “Ne colpiscono milioni (di evasori?) per educarne uno”. Mentre il Fatto si fa raccontare da Coppi (grande avvocato del Caimano) che “Renzi usa il salva-Berlusconi per il Quirinale”. Cioè, per tenere Silvio sotto contratto.

La Stampa apre sulle borse, “inizio d’anno chock” e Repubblica evoca la paura di una vittoria di Syriza: “Petrolio e Grecia affondano le borse Milano perde il 4,9%”. Il Financial Times, però, non parla affatto di Grecia ma solo del crollo del prezzo del barile e dello spettro della deflazione. Intanto in Europa Hollande chiede alla Merkel margini di elasticità per la Francia, Bruxelles e Berlino si preparano a trattare con Tsipras, ancora in testa ai sondaggi con un margine su Samaras che va dai 3 ai 5 punti.

Infine, “a me che importa?”, potrei chiamare così uno spazio modesto in cui dar conto di notizie che i giornali nascondono nella pancia. Il Presidente dell’Iran, Rouhani, vuole tentare un referendum sul nucleare, per aprire all’Occidente e sfidare gli ayatollah. Il sedicente Islamic State ha colpito l’Arabia Saudita e il reportage di John Cantlie (certo vittima della sindrome di Stoccolma) mostrava la vita normale di Mossul. È troppo chiedere agli americani di raccontare meglio come stia procedendo la guerra in Siria e in Iraq?

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