Tunisia, al voto tra speranze e paure

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Oggi, lunedì 22 dicembre, 5 milioni di Tunisini aspettano di conoscere i dati ufficiali che decreteranno il nuovo presidente della repubblica. Gli exit poll sono tutti per Béji Caid Essebsi (tra il 53 e il 55%), ottantottenne leader del Nidaa Tounes (“Appel de la Tunisie”), il partito laico e “modernista” che da Ottobre 2014 vanta la maggioranza parlamentare. Il suo contender, è l’attuale presidente della repubblica ‘provvisorio’, Moncef Marzouki (tra il 45 e il 46%), eletto nel 2011 dall’assemblea costituente in seguito alle prime elezioni che portarono alla caduta di Ben Ali.

I primi dati parlano di un paese alla disperata ricerca di una normalizzazione della vita politica: oltre il 50% degli aventi diritto al voto ha infatti imbracciato la scheda elettorale per esprimere la propria preferenza. La Tunisia, il “paese dell’anno” secondo l’Economist, è chiamata ad un ulteriore salto di qualità; l’elezione di un presidente determinato e virtuoso potrebbe rappresentare una cesura storica nel cammino verso la democrazia e la lotta alle associazioni terroristiche.

Per garantire il regolare svolgimento delle attività, le autorità hanno messo a disposizione dei seggi oltre 60.000 uomini tra esercito e forze dell’ordine. Il clima di tensione è inoltre testimoniato dalla corposa presenza di osservatori nazionali e internazionali.


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