Un ricordo di Federico Orlando

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Un mese fa, l’8 agosto ci ha lasciato Federico Orlando presidente dell’associazione “Articolo21 liberi di” e condirettore del giornale “Europa” che ha ricordato il suo giornalista con una commemorazione svolta dal direttore Stefano Menichini e da Giulietti nella redazione a cui ho partecipato su invito di Stefano Corradino e ART 21. Non posso considerarmi suo amico, sono solo una persona che ha conosciuto Federico nelle riunioni di Art.21 e ha apprezzato la sua onestà intellettuale. Lui Liberale di sinistra, ex condirettore del Giornale e della Voce diretti da Indro Montanelli, il sottoscritto ex comunista, sindacalista che nel ’68 voleva modificare in modo deciso la società di allora e in quel periodo e non pensava che quei giornalisti fossero vicini alle posizioni che esprimevamo.

Le cose cambiano, c’è stato il 1989 con il dissolvimento di alcuni partiti nati dalla costituzione, è arrivato Berlusconi, che con le sue televisioni e la sua “scesa in campo nella politica” ha di fatto rimescolato le posizioni.
Con Federico avevo parlato a lungo della RAI, su suggerimento di Giulietti, e nella discussione partendo da posizioni diverse, mi sono reso conto che le nostre posizioni erano le stesse. Nel libro che ha pubblicato nel 2002 “Lo stato sono io” mi sono ritrovato integralmente soprattutto nell’elencare le 11 guerre che il Governo Berlusconi aveva combattuto nel suo primo anno di Governo.
La rivoluzione liberale di Berlusconi trovava a mio parere una contrapposizione di un vero liberale, come Federico, che dimostrava , insieme ad altre 11, come l’informazione stava diventando conformista, e come questa battaglia iniziava cercando di condizionare la RAI, il servizio pubblico mezzo che arriva in modo capillare nelle case degli Italiani attraverso i contenuti mandati in onda. Dal mio punto di vista un’ importante presa di posizione quella di Federico, poiché esprimeva la sintesi di una opinione diversa da quella di sinistra ma coincidente nelle scelte politiche che sostenevo. La cosa sorprendente era a mio giudizio la posizione di Orlando sull’antimafia dimostrando il suo smantellamento partendo dalla famosa dichiarazione di Berlusconi “Con la mafia dobbiamo convivere” anticipando quanto i processi in modo contraddittorio dimostreranno negli anni successivi colpendo i stretti collaboratori del proprietario di Mediaset.
La strategia di Berlusconi, denunciata da Federico a livello nazionale e internazionale era informazione monopolistica +sistema consociativo dei partiti = totalitarismo del pensiero unico, ricordando come questa politica dell’inciucio è stato funzionale alla politica espressa da Berlusconi, dai suoi alleati e dai suoi governi sostenuta dalla maggioranza degli italiani.
Questi sono gli anni in cui i circa 300 milioni di Europei decidono di avere una moneta unica, L’EURO, anni in cui un altro fatto importante viene attuato contemporaneamente, l’abolizione del reato del “falso in Bilancio” con la solidarietà all’ America di quegli anni.
Federico ricorda come il capitalismo liberale nel 2002 ha una produttività totale di una crescita intorno al 1%, dove i capitali delle industrie come FIAT, Pirelli, Montedison, Telecom si sono ridotti a due FIAT- Montedison e Pirelli – Telecom e come l’allora Governatore Fazio ha fatto tutto quello che poteva per impedire che il capitalismo straniero si comprasse il nostro sistema bancario.
Dopo la sua scomparsa ho riletto il libro che mi aveva dato con dedica , ed è stato per me un riflettere di come alcuni intellettuali, come Federico Orlando, ci hanno mostrato prima di altri, la strada che stavamo pericolosamente percorrendo e i cui risultati li stiamo vivendo in questi giorni.
E’ stato deputato dell’Ulivo e negli anni successivi, ha aderito al PD, così come con percorso diverso partendo dal PCI anch’io ho aderito, a dimostrazione come l’idea di questa formazione politica sia giusta in Italia.
Vorrei chiudere questo mio modesto omaggio a ricordo di Federico Orlando ad un mese dalla sua scomparsa, con la frase che scrive alla fine della premessa del suo libro:
“Certo, chi vuole battersi per l’alternativa di governo e di cultura, deve misurarsi con l’eredità della nostra storia di colonia. Ma l’aggancio all’Europa (euro) è una tale vittoria da ripararci contro i rigurgiti di questi secoli.”


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