Great Higland Bagpipe e… pive nel sacco

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La Scozia è tornata a casa.  Per il momento niente separatismo, ma prima o dopo la spunterà data  la risibile differenza tra i sì e i no,  così come molto probabilmente  farà la Catalogna rendendosi indipendente dalla Spagna. L’indice di borsa l’ha presa benissimo ché  le ricchezze (non indifferenti) della terra d’Highlander  e di Nessie è bene che restino ancora un po’ a beneficio del Regno Unito e dell’Europa. I secessionisti di casa nostra l’hanno invece presa malissimo: la secessione di una così storica terra li avrebbe ringalluzziti e spronati a perorare ancor più la loro causa. Pur tuttavia diciamocelo:  ve li vedete Salvini e Zaia  (giusto per citare i primi separatisti che vengono alla mente) portatori di così determinate convinzioni socio/storico/culturali al pari di catalani e scozzesi? Non molto tempo fa Zaia, ben felice, accettò d’essere ministro della nostra (anche sua dunque) Repubblica.

Salvini, dopo aver sciorinato giaculatorie contro i terun (meridionali italiani) negher e maruchin (extracomunitari, svizzeri esclusi) e quant’altro contro i principi basilari di scambio culturale, è di recente tornato da un viaggio in Corea del Nord e di quella terra ha pensato bene, seguendo il filo logico (?) di Razzi, suo compagno di viaggio, d’omologarla alla Svizzera (!).

Con queste premesse per quanti cappelli con le corna vichinghe si piazzino sulla testa i seguaci di certi leader secessionisti, nutriamo seri dubbi sulla loro attendibilità e sana determinazione,  invece così ben evidenti nei fieri suonatori di cornamuse.


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