“Ciao, eroe”. I funerali di Ciro Esposito

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“Per piacere, ora è un momento solenne. Raccoglietevi, qualunque sia la vostra fede. Anche questo significa rispetto per Ciro”. Antonella parla alla folla che gremisce piazza Grandi Eventi a Scampia prima dell’inizio della cerimonia funebre per suo figlio Ciro. Tutt’intorno la gente, la stampa e le tifoserie sono appollaiate in ogni angolo. Davanti e dietro le transenne, sui gradoni della piazza, sui muri, finanche sulle ghirlande di fiori pur di assistere al rito religioso. Ma gli animi si cominciano a riscaldare, come l’afa che incombe sul capo delle oltre ventimila persone venute a portare l’ultimo saluto a Ciro. A mantenere l’ordine, oltre ai responsabili della sicurezza e all’organizzatrice Maria Puddu, sono i tifosi. Tifosi che indossano una maglia nera, in segno di lutto, che sono in rappresentanza delle Curve A e B del San Paolo. A celebrare l’omelia è il pastore protestante Alfredo Ciabatti, che dice: “Antonella, in quanto cristiana, sin dai primi giorni si è espressa con le parole di Gesù: perdono chi ha ucciso mio figlio. Mi rivolgo a tutte le tifoserie d’Italia: ragazzi, non siate animati da sentimenti di odio e vendetta. Negli stadi portate sciarpe e bandiere, non spranghe, pistole o coltelli”. Ad officiare anche don Aniello Manganiello, il sacerdote che a Scampia c’è stato per sedici anni: “Alla scuola di Ciro e della mamma – dice – in questi 53 giorni abbiamo imparato il Vangelo della misericordia. La vita di Ciro e la legalità che la guidava sia il vostro stile di vita”. Niente odio, nessun rancore, ma una stretta di mano e un sorriso per accogliere i tifosi di squadre avversarie, è l’appello del pastore. E il messaggio viene, simbolicamente, dal quartiere di Napoli che più di tutti finisce sempre sotto i riflettori per fatti negativi. “Oggi i cittadini di Scampia – afferma Angelo Pisani, presidente della municipalità – hanno dato la più bella immagine di Napoli nel mondo”. Gli fanno eco le parole del patron del Napoli Aurelio De Laurentiis, presente insieme al campione azzurro Lorenzo Insigne: “Da un luogo come Scampia nasce la fiamma della speranza. Mi avevano chiesto di portare la Coppa Italia. Ma che valore ha aver vinto quel trofeo? I trofei li vogliamo vincere a testa alta e con onore. In questo paese siamo troppo divisi da campanilismi. Mentre siamo tutti italiani. Tutti figli della stessa terra. Ciro ha difeso un pullman pieno di bambini e famiglie. Spero che questa morte, che è anche quella del calcio italiano, permetta a questo stesso calcio di ripartire e ritrovare la propria dignità”. Tra gli altri interventi anche quello del senatore Vincenzo Cuomo, che invoca verità e giustizia perché “quel 3 maggio un pezzo di Stato non ha fatto lo Stato”; il presidente del Coni Giovanni Malagò; il cantante Nino D’Angelo, che intona con i tifosi il famoso inno del Napoli da lui scritto anni fa; il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, che ribadisce il suo “no all’odio e alla violenza, sì alla giustizia” e che “devono pagare tutti. Anche e soprattutto chi quella sera non ha garantito l’ordine pubblico”, mentre la mamma di Ciro assurge a “simbolo di Napoli con la sua iniezione d’amore”. Ed è lei, mamma Antonella, a chiudere la funzione sacra con il suo inno alla vita: “Abbiamo pregato tutti i giorni. In noi c’era la convinzione che Ciro sarebbe stato bene. Ma si vede che salvarlo non era nei piani di Dio. Ora Ciro non c’è più, ma sono certa che lui ora viva nella gloria del Signore. Mantenete alta la bandiera col nome di Ciro”, chiosa rivolgendosi agli ultrà. Mentre la fiumana umana si dirige, in corteo, sotto la canicola verso la casa di Ciro per dargli l’ultimo addio: “Ciao, eroe”.


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