Rimpatriati di successo, storie di ex-immigrati che hanno scelto di tornare

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Molti albanesi stanno lasciando l’Italia per ritentare una nuova vita nel loro Paese d’origine. C’è chi ha aperto una colorificio, chi un caseificio o una pizzeria e chi si è reinventato pasticcere sfruttando le competenze acquisite durante l’esperienza migratoria. Un’inchiesta su Scarp de’ tenis

ROMA – C’è chi ha aperto una colorificio, chi un caseificio o una pizzeria e chi si è reinventato pasticcere… Sono i “rimpatriati” di successo. Ex immigrati che hanno scelto, volontariamente o sfruttando la Rete Rirva (Rete italiana per il ritorno volontario), di ritornare nel loro paese d’origine per ricominciare. Ne parla un’inchiesta di Ettore Sutti e Paolo Riva sul mensile Scarp de’ Tenis. Uno dei pionieri del ritorno è stato Ardjan, rientrato in Albania nel 2004 dopo 13 anni passati in Italia. Prima della crisi non erano in molti a fare questa scelta, a vincere il senso di fallimento sotteso alla fine dell’esperienza migratoria. Ma molto è cambiato dal grande esodo albanese dei primi anni ’90. Secondo alcuni la crisi potrebbe innescare un vero e proprio esodo al contrario o un immigrazione circolare che vede l’Europa solo come un punto di passaggio periodico e non definitivo.

Ardjan aveva un permesso di lungo soggiorno e il fatto di poter uscire e rientrare in Italia senza problemi per lui è stato un incentivo a ritentare una vita in Albania. A Scutari ha comprato una casa e aperto una pasticceria sfruttando l’esperienza maturata nel Bel Paese. Oggi sono in molti ad essere tornati. Ad aver fatto investimenti nell’edilizia, nell’agricoltura e nel turismo. A Scutari c’è la gelateria “Angelo” di Luljeta Arra, la falegnameria “Erma” di Ergys Hila, il colorificio di Elton Sopi. A Lezha il fast food “Pizzitalia” di Arbe Toma e il caseificio di Artur Dudi… Tutti ex-immigrati  che hanno scelto di tornare. Una scelta che non va sempre a buon fine… Alcuni di questi self made man hanno fallito. L’Albania non è pronta per esempio per un negozio di detersivi biologici…
Ardjan oggi sconsiglia ai giovani di partire. Se qualcuno gli chiede consiglio dice: “Ho avuto difficoltà io nel 1991 figurati tu oggi”. In Italia si sopravvive ma non si va molto oltre. Se uno invece vuole rientrare lo appoggia pienamente:”Se ci mettono correttezza ed onesta come ho fatto io il lavoro c’è”.

L’economia del “Paese delle Aquile” è in crescita. Secondo Leonard Berberi, giornalista del Corriere della Sera nato vicino a Durazzo: “Gli albanesi d’Italia oggi vedono più opportunità nella loro terra d’origine che nel Paese che li ha accolti“. Nella realtà comunque l’idea del ritorno riguarda solo una parte minoritaria dei circa 500 mila albanesi che sono in Italia. “A fronte di oltre 270 mila registrazioni, tra 2002 e 2011, delle nostre anagrafi si sono cancellati spontaneamente o sono stati cancellati per irreperibilità circa 24 mila albanesi, persone che con ogni probabilità hanno deciso di tornare a casa – spiega Antonio Ricci, del Centro studi e ricerche Idos”. Certo la crisi ha colpito duro, soprattutto un settore cruciale per gli albanesi; quello dell’edilizia. Nel 2012 il tasso di disoccupazione ha toccato il 18% superando di quattro punti la media dei non comunitari. Ma per il momento non c’è stato nessun esodo al contrario. “Potenzialmente il numero dei rientri potrebbe crescere, ma io credo che almeno per i prossimi anni si manterranno sostanzialmente stabili – continua Ricci nell’articolo”. Molto dipende da cosa deciderà l’Europa. A giugno, infatti arriverà una risposta cruciale per il futuro dell’Albania, quella sulla richiesta d’ingresso nell’Unione Europea.

Da redattoresociale.it


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