Riforma terzo settore. Più di un terzo delle imprese non ha letto le linee guida

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Lo afferma un sondaggio condotto da Isnet su 135 imprese sociali. Ad aver letto “con attenzione” il testo poco più di una realtà su quattro. Prioritari i temi economici. La presidente, Laura Bongiovanni: “Lascia perplessi che la riforma del libro primo non sia al vertice”

ROMA – Riforma del Terzo settore attesa e chiesta a gran voce da anni, ma ad oggi poco più di un’impresa sociale su quattro dichiara di aver letto “con attenzione” le linee guida del governo e più che di riforma delle leggi, in cima agli interventi giudicati più importanti ci sono gli aspetti economici, mentre in fondo alla classifica ci sono proprio la riforma del Libro I Titolo II del Codice civile, la revisione della legge sulle associazioni di promozione sociale e l’istituzione di una authority. È quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’associazione Isnet dal 21 al 26 maggio e rivolto a 135 imprese sociali (in prevalenza cooperative sociali di tipo A e B, consorzi e associazioni) aderenti alla rete composta da oltre mille realtà.

A più di dieci giorni dalla pubblicazione delle linee guida e a circa due settimane dalla scadenza fissata dal governo il 13 giugno per aderire alla consultazione e inviare le proprie valutazioni sul testo, non tutte le imprese sociali interpellate hanno preso visione il testo. Secondo il sondaggio, infatti, il 7 per cento dichiara di essere persino all’oscuro di tale iniziativa. Il 32,6 per cento, invece, afferma di non aver avuto ancora il tempo per leggere le linee guida. Complessivamente, la percentuale di chi dichiara di aver letto il testo si aggira intorno al 60 per cento, ma tra questi solo il 27,9 per cento dichiara di aver letto le linee guida con attenzione.

Positive, invece, le dichiarazioni di partecipazione alla consultazione. Secondo il sondaggio, infatti, il 72,1 per cento afferma che darà il proprio contributo. Anche in questo caso, però, non mancano le voci fuori dal coro. Sono il 18,6 per cento gli indecisi che dichiarano che tanto si tratta di una perdita di tempo perché i suggerimenti non verranno mai considerati. Un 7 per cento, inoltre, afferma che le linee guida vanno bene così, mentre un 2,3 per cento dichiara di non essere interessato a dare un parere sul testo. “Tra coloro che vogliono dare un proprio contributo vengono segnalati alcuni temi specifici – spiega l’associazione – tra i quali: la necessità di depotenziare la discrezionalità dei comuni nei rapporti con le associazioni di promozione sociale, l’importanza del contratto lavoro unico per il terzo settore e la necessità di una maggiore tutela per le cooperative sociali nei confronti delle associazioni di volontariato”.

Dalle risposte raccolte dal Isnet, però, “pare che il governo abbia colto nel segno – spiega l’associazione -, con la maggior parte delle imprese sociali allineate rispetto all’iniziativa e fiduciose negli sviluppi. Alla domanda “pensi che l’iniziativa del governo possa favorire l’attività delle imrpese sociali”, infatti, oltre il 60 per cento degli intervistati vede nella riforma un’opportunità accanto ad un 40 per cento di dubbiosi o pessimisti.

Per Laura Bongiovanni, presidente di Isnet, “gli umori delle imprese sociali sembrano oscillare tra entusiasmo e mancanza di fiducia. Ci sono entrambi gli aspetti. Da un lato alcuni dati ci fanno pensare ad un atteggiamento positivo e anche di aspettativa rispetto alla riforma. Un segnale positivo insieme a quel 72,1 per cento che afferma che darà il contributo al sondaggio online e che mi sembra esprimere un’intenzione di partecipazione e coprotagonismo importante”. Tra i tanti che affermano di voler dare il proprio contributo, non solo quelli che dichiarano di aver letto le linee guida. “Hanno risposto tutti – spiega Bongiovanni , non solo quelli che dicono di aver letto. Hanno maturato un atteggiamento rispetto ad un’iniziativa governativa”. Tuttavia, le percentuali di chi dichiara di non aver letto o di non essere interessato a dare il proprio contributo “suonano strano visto che è una riforma attesa da decenni – spiega Bongiovanni -. C’è un 20 per cento che dice che non darà alcun contributo perché la propria voce non verrà ascoltata. Si raccoglie un atteggiamento di sfiducia e anche sulla capacità di poter effettivamente contare come singolo contributo”.

Gli orientamenti delle imprese sociali sui temi proposti nelle linee guida, infine, mettono in evidenza un altro aspetto interessate. In una scala da 1 a dieci di misurazione dell’importanza dei nodi cruciali della riforma, i più alti punteggi sono stati dati alla necessità di “dare stabilità e ampliare le forme di sostegno economico, pubblico e privato degli enti di terzo settore” e alla “valorizzazione dell’impresa sociale”. Ultimi in classifica, la riforma del libro I Titolo II del Codice civile, la revisione della legge sulle Aps e l’istituzione di una Authority del Terzo settore, piazzatasi all’ultimo posto. Interventi prioritari, quindi, quelli che riguardano soprattutto la sfera economica, anche se tutti i temi hanno ricevuto punteggi relativamente alti. Sul podio, per esempio, c’è anche il servizio civile nazionale, seguito dal potenziamento del 5 per mille. Tuttavia, la riforma dei testi normativi vengono dopo. “Bisogna tenere conto del target di riferimento che abbiamo come Isnet – commenta Bongiovanni – centrato soprattutto sull’impresa sociale, la cooperativa sociale e i consorzi”. Tuttavia, il fatto che gli aspetti economici siano in cima alla classifica e quelli relativi alla riforma normativa siano all’ultimo non è passato inosservato. “A me ha stupito che la riforma del libro primo sia così in basso nell’elenco – aggiunge Bongiovanni -. Secondo me è un aspetto importantissimo per un soggetto di impresa sociale perché rappresenta potenzialmente una svolta epocale. Lascia perplessi che la riforma del libro primo non sia al vertice”.(ga)

Da redattoresociale.it


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