L’equilibrista sulla palude. Caffè del 7

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“Senato tensione sulla riforma”, titola il Corriere della Sera. “Primo sì ma Renzi deve minacciare la crisi”, la Repubblica. “Renzi e Senato il governo va sotto. Renzi e Cgil volano gli insulti”, scrive il Fatto Quotidiano. Quella di ieri è stata una giornata difficile per il Governo, con voci, poi smentite, di dimissioni offerte dalla ministra Boschi e Repubblica che parla di una minaccia di dimissioni pure di Matteo Renzi. 

Che cosa è successo in realtà? Cominciamo dal Senato, dove mi trovo nella condizione di testimone – protagonista dei fatti. Alla mattina i due relatori della riforma, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, non si sono presentati in Commissione, come avrebbero dovuto e potuto, con un testo base, sintesi delle richieste del governo e delle molte critiche, convergenti, che si erano espresse in tante ore di dibattito parlamentare, critiche per altro cristallizzate in ben 51 disegni di legge. Perché? Giro di tavolo tra i Capi Gruppo e Zanda chiede a nome del Pd che il disegno di legge del Governo sia assunto come testo base.

Eccolo il punto. Né Movimento 5 Stelle, né Forza Italia, né SEL (e 5 Stelle dissidenti) e neppure la Lega, insomma nessuna delle opposizioni intende accettare che si parta da quel testo, oggettivamente superato dal dibattito e dalle convergenze che si sono verificate in Commissione. Anch’io, eletto nel Pd ma che sostengo il disegno di legge Chiti per un Senato delle Garanzie eletto direttamente dal popolo, non capisco quale sia la ratio di questa marcia indietro del governo. Marcia indietro rispetto alle aperture che Matteo Renzi aveva fatto nella riunione con i senatori Pd e confermato persino nella Direzione del giorno prima.

Giannelli, per il Corriere, disegna una Maria Elena Boschi vestita da damigella del 700 francese e scrive. “Riforma del Senato: da Palazzo Madama a Mademoiselle”. È davvero per un impuntatura della ministra, che si è sprecata l’occasione per una vittoria più ampia, per una più vasta convergenza sul progetto di riforma del Senato? Fatto sta che alle 20,30, dopo una pausa lunga tutto il pomeriggio, e telefonate e incontri e ancora telefonate, i relatori si presentano con due distinti ordini del giorno. Il primo, di Calderoli, fa una sintesi, passabilmente onesta, delle convergenze che il dibattito ha mostrato, propone una riduzione secca di deputati e senatori, la fine del bicameralismo e infine l’elezione diretta e popolare del Senato, sia pure nell’ambito del rinnovo dei Consigli Regionali. Il secondo, quello Finocchiaro, “assume come testo base la proposta Boschi” e, quanto all’elezione dei senatori, ne parla in termini criptici, sostenendo che quando si rinnovano i consigli regionali alcuni consiglieri potrebbero essere “indicati” senatori. Un pasticcio persino semantico.

Si vota prima il Calderoli. Tutte le opposizioni dicono sì. E vota a favore anche l’ex ministro Mauro, che fa parte della maggioranza. Io mi trovo fuori dall’aula (accanto all’aula) per una telefonata che, direbbe il Padrino, non-si-poteva-rifiutare. Nessuno mi chiama: in ogni caso non avrei mai bocciato per partito preso quel documento, che rifletteva l’andamento reale del dibattito meglio dell’altro Odg . Dunque, Calderoli approvato con 15 voti a favore, 13 contrari. La maggioranza di governo ha 15 voti in commissione, l’opposizione 14. Basta che un solo senatore di maggioranza non voti o si astenga e il Governo va sotto.

A questo punto Anna Finocchiaro ritira il suo Odg e mette ai voti il testo Boschi. Arriva il contrordine di Forza Italia: Renzi ha convinto Berlusconi che, in zona Cesarini, fa votare per il testo Boschi. Minzolini si dice in dissenso dal suo gruppo.  Intervengo anch’io, sostengo che un Governo non dovrebbe intervenire in modo così pesante su questioni costituzionali, osservo che la forzatura è stata fortissima e metto agli atti il mio dissenso che, per rispetto del gruppo al quale appartengo, si esprime con la non partecipazione al voto. Passa il Boschi come testo base. Matteo Renzi twitta: “Riforma del Senato. Approvato il testo base del governo. Molto bene, non era facile. La palude non ci blocca”. Ma in aula, Anna Finocchiaro osserva come la Commissione abbia approvato l’ordine del giorno dell’opposizione e il testo base del governo. Aggiungo che questo è successo per responsabilità del governo che ha preteso la prova di forza, tradendo il principio, più volte affermato da Renzi, secondo cui le riforme si fanno in Parlamento e con le opposizioni.

Nel merito si è scelto, con il Calderoli, di ridurre anche il numero dei deputati e di eleggere il Senato con voto popolare diretto, ma anche che la Camera Alta sia composta solo da sindaci, consiglieri regionali, 21 nominati dal Quirnale. Bel pasticcio. Mi chiedo perché Renzi non abbia voluto sentire prima Vannino Chiti e quella ventina di noi che abbiamo combattuto davvero “contro la palude”. Ponendo una questione di principio, la difesa delle garanzie costituzionali, ma rifiutando ogni rinvio e ogni pasticcio sui tempi e sui modi della riforma storica che il premier voleva. Ha subito, Renzi, l’influenza di alcuni suoi collaboratori? Si è fatto fuorviare da “mediatori” improvvisati? Oppure crede davvero che gli accordi (e il gioco delle minacce) con Alfano e Formigoni, possano sostituire un minimo di leale dialettica politica e parlamentare?

Nel pomeriggio si era consumato un altro strappo. Aprendo il congresso della Cgil, Susanna Camusso ha duramente contestato Renzi. Il suo rifiuto della concertazione rappresenterebbe una torsione della democrazia. Come ben sa chi legge il Caffè, io condivido piuttosto l’approccio di Landini, il quale apprezza alcune scelte del premier e accusa la Camusso di una conduzione non democratica della Cgil. Né certo rimpiango la concertazione, divenuta ormai nient’altro che una sorta di bacio della pantofola a un sindaco istituzione, sempre più lontano dal paese che soffre e si arrangia. Tuttavia se, come rischia di succedere con il Decreto Lavoro, il Governo rifiuta la concertazione per farsi poi dettare gli emendamenti da Sacconi, dov’è il vantaggio?

Da corradinomineo.it


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