La crisi si complica

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Poichè nei miei troppi anni di insegnamento in varie università della penisola ho frequentato molto  a lungo i miei colleghi di Scienza politica e materie affini continuo a non credere ai sondaggi demoscopici e alle altre previsioni che pensano di poter conoscere in anticipo quello che succederà nei prossimi mesi nella politica italiana.Del resto le modalità con cui è arrivato a presiedere il governo e i continui mutamenti di opinione da parte di Matteo Renzi non mi inducono a cambiar parere. Aprendo stamattina i quotidiani sento per la prima volta che proprio Renzi è possibilista sull’approvazione dell’Italicum al Senato e che anzi ha inviato il giovane ministro Boschi in missione per sentire quali modifiche possano favorire l’approvazione della legge elettorale,destinata ad essere varata lunedì o martedì prossimo,per il dibattito alla Camera alta.

Alla minoranza del PD non va giù il blocco delle preferenze e, d’altra parte,l’inserimento delle candidature femminili in modo da renderle concretamente varabili e non soltanto messe allo stesso livello teorico delle candidature maschili rischia di tramutarsi in uno scontro interno dall’esito molto dubbio.Del resto l’impazienza dell’uomo di Arcore emerge dal mattinale che diffonde ogni giorno il Cavaliere e che fa pensare a un suo forte desiderio ad entrare nel governo attuale.Del resto,l’approvazione dell’Italicum solo per l’elezione dei deputati ha prodotto in una parte notevole proprio di quella parte di italiani che ha già deciso di votare per il centro-sinistra un brutto accordo in quanto se si votasse prima dell’iter non breve necessario per abolire il Senato (almeno 15-18 mesi per chi conosce le procedure) la sensazione che si è di fronte a un brutto accordo che rischia di non avere una maggioranza stabile o addirittura di avere due maggioranze con due maggioranze diverse.Insomma si ha paura dell’ingovernabilità proprio mentre si reclama la stabilità.

Del resto non c’è nessuna sicurezza sull’approvazione dell’Italicum nel testo che sarà licenziato dalla Camera nei primi giorni della prossima settimana e si teme un accordo tra i piccoli partiti e la minoranza del partito democratico tanto più che la senatrice Finocchiaro,presidente della Commissione Affari Costituzionali ha annunciato più tardi di ieri che in Senato si lavorerà per abbassare la soglia che sbarra l’ingresso in parlamento delle forze minori e per alzare il premio di maggioranza. “La soglia dell’otto per cento per i partiti che vanno da soli è molto alta.E per il premio di maggioranza-ha dichiarato la sen.Finocchiaro-è ragionevole la misura del 40 per cento.”

Il problema è che il presidente Renzi vuol imprimere alle Camere un doppio cambiamento:un ritmo di scelte che non c’è mai stato nel settantennio repubblicano e scelte nette molto difficili per un parlamento diviso tra tre grandi forze politiche e una miriade di piccolissimi partiti.Cioè di un’assemblea divisa e difficile da portare in breve tempo a decidere insieme. Di qui le frequenti  difficoltà che già cominciano ad  emergere   e che potrebbero segnare un ostacolo invincibile per una legislatura di cinque anni.


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