Genere? No, sottospecie in quota

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Oddio (mai una volta che s’esclami oddea!) qual ignominia “le quote rosa”! In due o tre giorni sono piovute a catinelle opinioni fondanti sul disprezzo della dicitura sul tipo: “che nel 2014 di un Paese civile qual siamo,  s’abbia a ricorrere a definizione per fare valere il fondamentale principio appartenente alla carta dei diritti umani è scandaloso!” Sicuro che lo è, ma giusto per coloro che proseguono a definire il nostro, senza se e ma: Paese civile. Se focalizzassero seriamente i “se e ma” s’accorgerebbero che la strada è ancora lunga per arrivare a tanto, sicché mai, come in questo caso, il machiavellico fine che giustifica i mezzi sarebbe stato vitale per questo nostro povero territorio…

Per farla assai corta, in buona sostanza il sanissimo e civile concetto contemplato nei primi diritti umani (da identificarsi seriamente in “parità di genere” piuttosto che nel mieloso, perciò attaccabile, “quote rosa”) con la legge elettorale è stato abbattuto. I signori che (in segreto) hanno votato contro la parità di genere sono gli stessi vittoriosi che hanno portato il nostro Paese nello s(S)tato in cui si trova. Infatti è giusto questo il motivo per cui la ragionevole naturalezza, la civile conseguenza, la “banale” normalità della persona eletta per meriti di competenza e bravura (femmina o maschio che sia)  è passata in larghissimo subordine agli intrallazzi che evidentemente non solo già fin d’ora sono stati formattati ma che, addirittura, sono talmente ben radicati che non consentono manco da qui alle prossime politiche, cambiamenti di maschi… figuriamoci poi con femmine!


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