Un Paese che rischia

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Non passa un giorno senza che giornali e canali televisivi siano costretti a dedicare spazio e  reportage(i commenti sono pochi, tanto la lotta da più di due secoli  allo stesso modo ma con pochi risultati) alla corruzione che arriva ai livelli più alti dell’amministrazione pubblica e investe molto spesso politici noti alle cronache televisive addirittura da decenni. Ieri quasi tutti i quotidiani e i canali televisivi sono stati costretti ad occuparsi di due episodi che fanno parlare a chi scrive di un vero e proprio rischio per il paese Italia,come lo chiamava un grande storico che ho conosciuto anni fa,Ruggiero Romano.

Il primo riguarda la condanna  per concorso esterno a Cosa Nostra   a sei anni e  otto mesi, l’interdizione dai pubblici uffici e la libertà vigilata per un anno  che il giudice per l’ udienza  preliminare Marina Rizza ha attribuito all’ex presidente della regione Sicilia Raffaele Lombardo (anche il fratello Angelo subirà il processo fissato per il 4 maggio prossimo). Anche se la condanna non è definitiva, l’imputato si protesta tuttora  innocente, suo figlio Toti è già deputato all’Assemblea regionale dell’isola e affronterà probabilmente, con un ricorso, un processo di secondo grado,la condanna è stata ripresa da tutti gli organi di stampa e ha avuto l’onore di comparire sui canali televisivi nazionali.E questo perchè la giunta regionale, presieduta da Lombardo, è quella che è immediata subentrata alla giunta del presidente Totò Cuffaro,noto con il nomigliolo di Vasa vasa  che aveva governato fino al 2008 e che oggi passa le sue malinconiche giornate nel carcere romano di Rebibbia. E la sua giunta venne indicata come quella cufferizzata in quanto aveva assessori come il pubblico ministero Massimo Russo,arrivato alla Sanità con la figlia di Paolo Borsellino nello staff o Caterina Chinni,figlia del giudice ucciso nel 1983,allora procuratore dei minori a Caltanissetta. Con il suo piccolo movimento,il movimento autonomista MPA,Lombardo si era presentato come l’alternativa locale a personaggi come appunto Cuffaro e aveva conquistato simpatie e crediti insospettabili. Era diventato, insomma, un uomo potente nell’isola e pochi si aspettavano che si arrivasse addirittura in questa fase a una condanna così pesante che tuttavia chi conosce bene la situazione come il procuratore Giovanni  Salvi ha definito “storica” non solo per il potere di cui continua a disporre l’ex presidente ma anche per le ricadute che ad essa potranno seguire prossimamente sulla base di elementi acquistati dalle indagini giudiziarie seguite negli ultimi mesi.

Se a un episodio significativo come quello aggiungiamo quello che si è scoperto nei giorni scorsi la vicenda legata a Roma all’assegnazione dei lavori per l’informatizzazione di palazzo Chigi,cioè del palazzo in cui lavora il presidente del Consiglio dei Ministri, rispetto alla quale(un affare di 4 milioni di euro attribuito all’ATI -formata dalla “selex Se Ma-del gruppo Fimeccanica guidata da Sabatino Stornelli e dalla Italgo di Amedeo Galbusera con alcune forniture affidate alla Società “Tecnatronics” del genero del generale Ragusa,ex capo del Dipartimento di Palazzo Chigi Antonio Ragusa) il Pubblico Ministero Paolo ha deciso di attribuire gli arresti domiciliari al generale e a Luigi Bisignani (imputato di frode fiscale per 250mila euro di fatture false) a lungo indagato per la cosiddetta P4.

Nell’indagine sono emersi appalti in cambio di assunzione di figli e parenti,gare pubbliche confezionate su misura per imprenditori “amici” in modo da ottenere soldi o favori rilevanti.  Del resto proprio il generale Ragusa,interrogato a Napoli,ha dichiarato:”Bisignani si è adoperato per fare avere vantaggi professionali a mio nipote Aurelio che lavora all’ENI. ..Non escludo che abbia chiesto a Bisgnani di intercedere e intervenire su Paolo Scaroni,a quel tempo amministratore di Enel,,per far assumere mio figlio in Enel”.
Se a questo si aggiunge che l’indagine non è stata ancora chiusa e si sa di che cosa Luigi Bisignani per aver letto il suo bestseller del maggio 2013 intitolato in maniera accattivante dall’editore “L’uomo che sussurrava ai potenti” si può avere un’idea del rilievo di un affare come quello in cui hanno messo per così dire le mani i giudici della capitale.

Allora si può dire che chi scrive esageri quando parla di un paese che rischia con affari come quelli a cui si è accennato? Francamente credo proprio di no.


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