“15-22 Installazione”. Roma, 25 settembre, piazza Montecitorio dalle 8.00

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La violenza contro le donne non ha colore politico. La violenza contro le donne è trasversale, non appartiene a uno
status sociale né a una zona geografica. Una donna ogni due giorni e mezzo è uccisa dal marito o dal partner e c’è
una violenza sotterranea e sconosciuta che si materializza tra le mura domestiche e spesso non è neanche
denunciata. La violenza contro le donne è un fenomeno che, nonostante la sua vastità, non riesce a entrare nella
percezione comune del nostro Paese e delle sue Istituzioni. La violenza contro le donne è un problema culturale che
richiede l’impegno di tutti per sensibilizzare, educare e costruire un nuovo approccio alla relazione uomo donna.
Stimolare le Istituzioni a farsi carico del problema e partire dal basso, dalla scuola e dalle generazioni future è
l’obbiettivo di “15 22 Installazione”, un progetto del Miur diretto in primis alle ragazze e ai ragazzi delle scuole
superiori, patrocinato dalla Camera dei Deputati, dal Comune di Roma, dalla Commissione Pari Opportunità
dell’Associazione Stampa Romana e dal Convitto Vittorio Emanuele II, istituto scolastico capofila “15 22
Installazione” si terrà il 25 Settembre a Piazza Montecitorio, davanti alla Camera dei Deputati: dalle 8.00 del mattino
alle 12.00, quattro ore per raccontare, come in uno specchio, due percorsi paralleli: la Rappresentazione teatrale di
“15 22” via crucis della violenza declinata in tutte le sue forme e l’Installazione artistica che ribalta la scena e
promuove la relazione paritaria possibile tra uomo e donna, basata su solidarietà, collaborazione, rispetto per la
diversità e sulla consapevolezza che ogni donna e ogni uomo sono chiamati ad acquisire di sé come esseri umani.

“15 22 RAPPRESENTAZIONE TEATRALE”
15 22 è prende il nome dal numero del centralino antiviolenza ed è un’insieme di storie scritte con la formula del
“monologo interiore” con le vittime della violenza raccontano i lori percorsi, le ansie e le dinamiche della relazione
uomo-donna che ancora viaggia su linee asimmetriche. Ogni storia è un corpo unico e rappresenta il paradigma delle
principali tipologie della violenza sulle donne. Gli attori inizieranno a recitare alle 9.30, a “loop”, ripetendo cioè il loro
monologo. C’è il prologo, La storia vera di una donna pakistana sfigurata dall’acido, “incipit” che è spunto di
riflessione: la condanna del genere maschile verso società definite “barbare e arretrate” quando invece nella nostra
civilizzata Italia più di 100 donne all’anno continuano ad essere uccise in nome del “troppo amore”. C’è lo stupro di
gruppo che non è solo l’atto violento in sé ma prosegue con un dolorosissimo dopo, che passa attraverso difficoltà di
denunciare, lo strazio delle visite mediche e degli interrogatori e la sentenza di un tribunale le cui condanne sono
raramente anni da scontare. Troviamo la violenza domestica che raramente viene alla alla luce, e che se da un lato
sgretola l’identità della donna dall’altro è anche violenza assistita. Perché quei figli che vedono i padri picchiare e
insultare diventano nella maggior parte dei casi protagonisti passivi di nuova violenza o a loro volta autori di sevizie e
abusi, con una personalità frammentata e compromessa per sempre. Ci sono le dinamiche messe in atto nello
stalking che peggiorano la qualità di vita delle vittime, costringendole ad un quotidiano trascorso sul filo del terrore
e della follia e c’è il femminicidio, definito troppo spesso da una stampa frettolosa e poco attenta.. “delitto
passionale” come se il “troppo amore” non fosse un’espressione che inganna ma la causa del possesso e del
controllo. Il gesto estremo del marito sulla moglie conduce ad un viaggio nell’io più profondo dell’uomo, sulla sua
incapacità sociale di accettare le proprie fragilità e sull’abitudine culturale a interpretare il potere del ruolo maritomaschio-
padrone-carnefice che decide il destino della moglie-donna-schiava-vittima. La stessa moglie che diventa
uno, dieci, cento volti delle donne uccise, dando il via ad un tragico “spoon river”.

“15 22 INSTALLAZIONE”
Piazza di Montecitorio, il luogo delle istituzioni, fin dalle prime ore del mattino si popola con 40 donne e uomini
comuni. Donne e uomini chiamati a recitare semplicemente il loro quotidiano, nel ruolo di sé stessi, componendo
un’installazione artistica visiva, in continuo movimento. La scenografia umana prende forma con tutta la sua gestualità
e varia in un crescendo ora dopo ora, per stimolare una riflessione sulla bellezza dell’amore. Si racconta la storia di
una relazione circolare possibile, in cui gli occhi dell’una si posano sullo sguardo dell’altro in un percorso di vita
condiviso, e paritario, in antagonismo alla violenza narrata dai monologhi.
L’installazione artistica è l’immagine positiva, l’altra faccia “sperata” della stessa medaglia, ne rovescia e ne esclude
la drammaticita: nella quotidianità un’altra realtà esiste, quella dell’amore e del rispetto tra generi.

15 22 INSTALLAZIONE, testi di Pina Debbi, ideazione e regia di Tiziana Sensi.
Con Anna Cianca, Fabio Pappacena, Sarah Biacchi, Alessandro Marmorini, Mariateresa Pascale,
Alessandro Waldergan, con la partecipazione di Dario Rosciglione al Contrabbasso e Paolo Recchia al Sax.
Scenografia di Sara Santucci, aiuto regista Luisa Banfi, tecnico audio Andrea Ferraro.
Saranno parte dell’Installazione 40 donne e uomini comuni: Lara Okwe, Glaucia Virdone, Annunziata
Fabrizi, Antonella Prudenzi, Ilaria Ceci, Sofia Reggioli, Giulia Polidori, Claudia Uggeri, Chiara Bonome,
Gaia De Grecis, Penelope Sangiorgi Valentina Zappalà, Ivana Matranga, Elisabeth Kayfmann, Silvia
Picalarga,
Maria Rosaria Russo, Patrizia Bigi, Mauro Corso, Francesca Todaro, Marcello Calandrini, Sonia Severa Risto, Luigi
Trinchieri, Micaela Caserta, Alessandro Cimarelli, Mattia Grego, Flaminia De Biase, Alessandra di Francesco,
Diana Platania, Piergiorgio Villani,
Anna Zambani, Giuseppe Nicola Isgrot , Daniela Caruso, Sofia Persia, Marco Marchilello. SPETTATORI: passanti e
studenti delle scuole superiori romane.

Si ringrazia l’agenzia CDA Studio Di Nardo.


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