Razzismo, xenofobia e omofobia in Europa

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Le scioccanti offese pronunciate da Calderoli nei confronti del ministro Kienge riaprono un dibattito molto acceso sull’argomento razzismo. La xenofobia è un termine fin troppo gentile per definire atteggiamenti di odio e violenza verbale messi in atto dagli esponenti della Lega nelle loro inappropriate e purtroppo numerose dichiarazioni rivolte agli stranieri. In un periodo in cui la crisi dei valori sembra prevalere su quella economica, accade che politiche di discriminazione incrementino uno stato di insicurezza fra i cittadini che non esitano ad additare il “diverso” come colui che mette in pericolo la società. La cultura ultraconservatrice di questa strategia che punta a considerare il forestiero come una minaccia, consente e giustifica le azioni repressive messe in atto dalle forze dell’ordine. Basti pensare a quello che accade all’interno dei Cie (Centri di Identificazione ed Espulsione) dove i cosiddetti ospiti subiscono soprusi fisici e psicologici. Con l’ambizione di creare un ordine sociale, non si sta facendo altro che sottomettere il soggetto ritenuto fragile per via delle caratteristiche socio-economiche svantaggiate e si sta assistendo alla riconversione di un’ideologia fascista da parte di quelle correnti estremiste che non nascondono di avere nostalgia delle storiche e ignobili dottrine anti democratiche.

Alba Dorata in Grecia, Le Pen in Francia, Jobbik in Ungheria, Ukip e British National Party in Gran Bretagna, Wilders nei Paesi Bassi, Tsagaan Khass in Mongolia e Perussuomalaiset in Svezia sono solo alcune delle numerosi forze populiste xenofobe che compongono la “galassia nera”, una miriade di partiti di estrema destra che sta crescendo a dismisura. In Europa decine di gruppi proliferano proposte radicali che mirano ad annientare i diritti degli immigrati così come quelli dei gay e delle lesbiche anch’essi ritenuti minaccia dello status della famiglia tradizionale. Fra coloro che si nascondono dietro un’ideologia securitaria ci sono anche i cattolici, che animati da un fanatismo religioso condannano le relazioni omosessuali che a parer loro generano un edonismo amorale.

L’allarme estremismo è a dir poco preoccupante, tuttavia se ne parla ancora troppo poco fatta eccezione per alcuni fatti di cronaca che hanno scosso molto l’opinione pubblica, come nel caso del diaciannovenne Clémént Méric, studente di “Science Polistituto” (prestigiosa università parigina di studi politici) e militante antifascista. Il 5 giugno Clémént si trovava nella capitale francese, nei pressi di un mercatino di vestiti dove è scoppiata una rissa con quattro ragazzi i quali sembrano aver colpito il giovane alla testa che ha perso subito conoscenza. Nonostante i soccorsi in ospedale, Clémént Méric è morto il 6 giugno scorso. I presunti responsabili avevano le peculiarità degli skinhead, le teste rasate, indossavano  infatti bomber e abiti scuri, avevano tatuaggi che fanno pensare possano appartenere al gruppo di estrema destra “Jeune Nationaliste Révolutionnaire” ma qualsiasi tipo di coinvolgimento con l’accaduto da parte dei giovani è stato smentito dal leader di JNR.

Negli ultimi mesi, la Francia è stata scenario di frequenti episodi di violenza, un’agitazione dettata dalla proposta di legge “Mariage puor tous” approvata il 23 aprile 2013. Nello stesso giorno, infatti, un ventiquattrenne ha aggredito un poliziotto e un reporter durante una manifestazione contro i matrimoni gay; il 17 aprile, a Lille, tre skinehad (teste rasate) hanno distrutto mobili e vetrine di un bar gay e hanno picchiato il proprietario; il 7 aprile una coppia di omosessuali è stata aggredita all’uscita di un ristorante parigino; l’1 aprile, a Tolosa, una decina di fascisti hanno ferito a colpi di mazza da baseball uno studente cileno entrato in coma.

Il problema di fondo è che si sta ingigantendo una questione che non è poi così pericolosa come qualcuno vuole ostinatamente farci credere. Cedere nella trappola del pregiudizio è molto facile, occorre perciò non cadere in stereotipi di massa che come abbiamo potuto constatare sfociano in una crudeltà inaudita di cui la società certo non ne trae beneficio. L’idea che qualcuno possa negare un diritto ad un altro essere umano solo perché si presuppone che quest’ultimo sia “inferiore” implica un principio anti democratico che occorre debellare alla radice prima che possa diffondersi generando una pestilenza. Per far sì che questo accada bisogna parlarne schierandosi necessariamente, senza timori alcuni, dalla parte di coloro che difendono a priori la dignità dell’uomo e della donna, qualsiasi sia la loro nazionalità o scelta sessuale. È indispensabile frenare questa impennata di odio che si sta diffondendo in un continente che nel mese di dicembre dello scorso anno è stato insignito del Premio nobel per la Pace, una pace che non può essere delegata al monopolio di gruppi estremisti e partiti razzisti che usano l’ideologia e la pratica della violenza come baluardo di una persecuzione.


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