Capannoni industriali a rischio crolli per terremoto: il carteggio tra Franco Gabrielli e Carlo Soricelli

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Gentile Signor Soricelli,
faccio riferimento a quanto ha voluto comunicarmi con la sua mail del 18 giugno scorso, riguardante l’argomento in oggetto.
Con riferimento alle previsioni reperibili sul sito OpenHazards, da Lei menzionato, corre l’obbligo di ricordare che, per il territorio nazionale, esistono molte previsioni dei terremoti elaborate con diversi metodi. Visto il livello ancora del tutto sperimentale (se non, in alcuni casi, anche amatoriale) di questi metodi dipendenti dal tempo, questo Dipartimento riceve indicazioni assai contrastanti sulle aree in cui nei prossimi mesi/anni la probabilità di accadimento dei terremoti sarà più alta. Ad esempio, è soltanto di pochi mesi fa la segnalazione da parte di illustri scienziati circa l’aumento della pericolosità sismica in tutto il centro e sud del territorio nazionale, dunque con una tendenza opposta a quella presentata nel sito sopra citato, per il quale i valori più alti di probabilità riguardano invece il centro e nord del nostro Paese.

Da questi elementi di valutazione, costantemente seguiti da questo Dipartimento anche con il supporto scientifico della Commissione Grandi Rischi, emerge che le azioni di medio termine che il Servizio Nazionale della Protezione Civile, sotto il coordinamento del DPC, ha già intrapreso e sta sviluppando (pianificazione di emergenza, esercitazioni, piano nazionale di prevenzione) sono quelle giuste. Esse infatti si concentrano, nell’ambito dell’intero territorio nazionale, sulle zone a più alta pericolosità così come sancite dalla Mappa di Pericolosità Sismica del territorio nazionale (Ordinanza PCM 3274/2003; G.U. n.108 dell’8 maggio 2003), che è il documento ufficiale di riferimento per tutte le azioni di mitigazione del rischio sismico.
Nell’assicurarLe, in ogni caso, la massima attenzione da parte di questo Dipartimento per quanto da Lei segnalato, Le invio cordiali saluti.
Franco Gabrielli
Grazie della risposta Dott. Gabrielli, è molto importante quello che ha scritto e che metterò a conoscenza attraverso il blog e le mail la sua risposta. E’ la prima volta che il responsabile di un’istituzione così importante come la Protezione Civile risponde alle preoccupazioni dell’Osservatorio che è formato solo da volontari, e non ha nessun scopo se non quello di sensibilizzare sulle morti per infortuni sul lavoro, e cercare di proporre soluzioni per far diminuire il numero di morti sul lavoro. E’ evidente che quelle del sito americano sono previsioni, ma avendo già previsto quel sito il terremoto in Emilia un anno prima, e sulle cartine si vede chiaramente, la preoccupazione è molto aumentata vedendo che lo stesso sito ha addirittura aumentato le probabilità di nuovi terremoti nelle zone già colpite, allargando le possibilità di forti scosse anche alle città di Bologna, Modena, Reggio Emilia, l’Appennino emiliano, arrivando anche a lambire le zone colpite pochi giorni fa in Toscana entro i prossimi 3 anni. Noi non mettiamo in discussione la serietà della Protezione Civile, e che anzi, apprezziamo molto per l’ impegno e professionalità che ha sempre dimostrato, una delle poche strutture veramente all’altezza di un grande paese come l’Italia. Il problema vero è che nessuno ci dice niente (parlo di noi cittadini e non solo dell’Osservatorio), a partire dalle istituzioni locali e arrivando fino al governo del paese, su cosa si sta facendo per i capannoni industriali che presentano le stesse caratteristiche di quelli crollati con il terremoto in Emilia lo scorso anno. Se un terremoto di quella portata capita in un giorno lavorativo e in un normale orario di lavoro, le vittime possono essere migliaia. Io come curatore dell’osservatorio e come cittadino italiano vorrei essere tranquillizzato: vorrei sapere quanti sono questi capannoni a rischio crollo e cosa si sta facendo eventualmente per farli mettere a norma per salvaguardare la vita di chi ci lavora dentro. Solo intorno a Bologna sono migliaia questi capannoni prefabbricati, e a mio parere basterebbe, per evitare in molti casi problemi catastrofici, almeno che le travi in cemento armato siano “imbullonate” con le colonne, sempre in cemento armato, in modo che non crollino e ricordando che in molti capannoni le travi sono solo “appoggiate”. Comprendo anche che lo Stato non ha le risorse necessarie per questi controlli, però credo sia importante richiedere ai proprietari di questi capannoni industriali di rilasciare un’autocertificazione che dicesse che lo stesso è costruito né rispetto delle norme antisismiche del 2005. Lo Stato per venire incontro ai proprietari che dovranno eseguire lavori di ristrutturazione per portarli a norma può defiscalizzare questi lavori. Credo che anche l’economia italiana ne trarrebbe grande beneficio, soprattutto l’edilizia e la metallurgia se si cominciasse fin da ora a fare dei sopralluoghi dentro questi capannoni e agli edifici scolastici per poi farli mettere a norma nel rispetto delle leggi antisismiche del 2005.
Con stima
Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
http://cadutisullavoro.blogspot.com


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