Sbatti l’ebreo in vetrina

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Berlino.  Sbatti l’ebreo in vetrina, meglio se un ebreo  tedesco.  In un museo di Berlino. Non un museo qualsiasi, quello dell’Olocausto, inaugurato nel 2001 su progetto di Daniel Libeskind che ne ha fatto un percorso di silenzio, dove si alternano la luce e l’oscurità. Insieme  testimonianza dell’indicibile tragedia e monito per il futuro. Per quel nazismo che continuamente riaffiora in neoformazioni , minoritarie ma ancora molto attive.

Di qui la provocazione, messa in atto, si badi bene, non da questi inqualificabili gruppi, ma dagli stessi ebrei. I quali, a turno ,   si espongono fino ad agosto , volontariamente, per un paio di ore al giorno,  in una teca di vetro, che alla base porta la scritta,  in doppia lingua,  tedesca e inglese, impietosamente esplicita “ Esistono ancora ebrei in Germania ? ” .
Lo scopo è  quello  di coinvolgere i visitatori del museo in un confronto, che metta a nudo “ L’ ’intera verità, tutto ciò  che vi siete sempre chiesti intorno agli ebrei “ , come recita il titolo della mostra. Contro le rimozioni che ancora sussistono, non solo in Germania; contro le teorie negazioniste; contro il riemergere di fenomeni antisemiti.

Ecco allora sbattuta in primo piano la propria identità, non con l’esibizione della stella di Davide,  quale segno di riconoscimento imposto dai nazisti , ma con tutto il proprio corpo, quello stesso negato e distrutto nei campi di sterminio. Una provocazione che sta suscitando polemiche.  Difficile  da ignorare


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