Economia democratica: avviso agli elettori

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Da anni si decidono politiche come se voi non ci foste, come se i cittadini non fossero “ufficiali della Repubblica” e condomini delle sue scelte ma fossero “arruolati della Repubblica” e destinatari dei suoi ordini e delle sue tabelle di marcia.  Il 24 e 25 febbraio è uno dei rari momenti in cui avete la decisione in mano, il momento in cui i cittadini hanno le chiavi delle politiche del Paese. Secondo la Costituzione dovrebbero averle ogni giorno, ma non accade, tranne una volta ogni cinque anni, ed ora è appunto quel momento, che non va sprecato. La campagna elettorale è deviante, perché col clamore sull’IMU o sul cosiddetto voto dei mercati ha mascherato la vera posta in gioco, che riguarda nel suo complesso ciò che deve essere l’economia e ciò che deve essere la democrazia.

L’economia non è principalmente ciò che riguarda i banchieri, i tecnici, gli speculatori, i desiderosi di ricchezza e di potere, ma riguarda la vita delle donne e degli uomini tutti, che deve essere provvista di risorse sufficienti per sussistere e per esercitare il diritto originario di cercare la felicità ovvero il pieno sviluppo della persona umana. Perciò l’economia pubblica e privata, dice la Costituzione, deve avere fini sociali, il primo dei quali è il lavoro per tutti, non come merce rara sul mercato, ma come fonte di tutte le risorse, come primo artefice del PIL e come espressione della dignità e della socialità di ogni persona. E’ fuorviante dire che non c’è lavoro perché non c’è il denaro; se c’è il lavoro, la moneta si stampa. Questa è una cosa che fanno i sovrani: ieri per noi era l’Italia, oggi è l’Europa. Però al comando non ci vuole gente succube dei mercati e dell’Europa, ci vuole gente che cambi le politiche dell’Europa, e faccia dell’Europa una madrepatria e le tolga il volto della matrigna che non ha gli stessi occhi  e lo stesso cuore per tutti. Chi preferisce l’Europa della lesina e del rigorismo monetario perché i capitali vi stiano al sicuro, è contro l’Europa.

La democrazia non è principalmente il palcoscenico della politica. E’ importante ma non è per nulla decisivo per noi che sul palcoscenico ci siano molti o pochi attori, quanti ce ne sono oggi o la metà di quanti ce ne sono oggi, né conta molto per noi l’entità del loro stipendio, purché sia equo, il costo dei partiti purché non finisca in arricchimenti privati. Quello che è decisivo è che la democrazia consista e sia riconosciuta nel fatto che tutti siano liberi ed eguali, che a tutti siano non solo proclamati ma garantiti e resi effettivi i diritti, e che tra questi diritti ci siano la salute, le cure, lo studio, il lavoro, le pensioni, un ambiente non inquinato, la pace, e che anzi questi diritti si accrescano sempre di più con il progredire delle conquiste civili, a cominciare da un reddito minimo garantito per tutti, perché nessuno sia povero, mentre di poveri oggi in Italia ce ne sono otto milioni.

“Economia democratica”, associazione di cittadini riuniti per questi fini, invita a votare per queste due grandi opzioni: un’economia democratica e una democrazia capace di promuovere e sostenere un’economia al servizio di tutti i cittadini.

Questa non è una cosa tecnica, ma globalmente umana e politica; non può essere fatta da pochi, anche se tra i migliori, ma da molte donne e uomini insieme; non da gente divisa, ma unita in forme organizzate e capaci del massimo risultato politico; non può essere data in mano  a sconfitti che giocano la carta delle promesse anarco-fiscali, non a sciovinisti padani che puntano alla secessione del denaro del Nord, non a chi grida sulle piazze “tutti a casa”, che è esattamente l’opposto della ragione per cui si eleggono i rappresentanti da mandare in Parlamento, non a chi dice che non occorre né destra né sinistra, purché tutti siano moderati e rassegnati.

L’avviso agli elettori è perciò di votare con la ragione e con analisi rigorose, non con le emozioni, e di votare non solo ciascuno per sé e per i suoi, perché questo voto non funziona, ma per tutti.

* Economia Democratica, associazione di economisti e giuristi presieduta da Raniero La Valle


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