Il governo e i libri di testo. E i partiti non si occupano con serietà dell’istruzione

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Mentre il giorno delle prossime elezioni politiche si avvicina sempre di più e la campagna elettorale italiana si caratterizza sempre di più per i tentativi del cavaliere di Arcore di risalire la china e, se non vincere la gara (cosa che continua ad apparire molto difficile) almeno a condizionare il nuovo parlamento e a mettere in difficoltà i probabili vincitori e per le difficoltà di rapporto tra il Partito democratico e un centro di cui è difficile capire per ora il  peso e  i veri leader, ogni giorno o quasi piomba sull’opinione pubblica nazionale una notizia inaspettata che mette  in difficoltà pezzi rilevanti della società italiana.

E’ stato il caso ieri della notizia pubblicata oggi dalle maggiori testate quotidiane di una notevole inversione di rotta sui libri di testo per le scuole di ogni ordine e grado (con maggior precisione di sei anni per le scuole medie e superiori e di cinque anni per le scuole elementari) nel senso che dall’anno 2014-2015 cadrà il blocco sule adozioni dei testi scolastici e gli insegnanti potranno cambiare ogni anno i libri adottati.

Questo significa,con tutta evidenza,una tendenza molto forte all’esborso di somme maggiori per le famiglie degli studenti e la tendenza, che c’è sempre stata prima del blocco,a presentare novità  di testi spacciati per nuove edizioni e in realtà in grado di differenziarsi soltanto per qualche pagina dalla precedente edizione.

Che cosa significa una decisione di questo genere da parte di un governo da qualche settimana dimissionario che è rimasto in funzione soltanto per gli affari correnti e che di fatto in questo modo assume una decisione forse opportuna per una gran parte degli editori che versano in una condizione difficile ma di notevole gravità nei confronti delle famiglie degli allievi che versano in parte non piccola in difficili condizioni economiche,particolarmente negli ultimi quattro o cinque anni?

La scelta sembra,a nostro avviso,almeno squilibrata a favore degli editori e a sfavore degli utenti principali delle scuole intendendo le famiglie degli studenti e questi ultimi.Ora se si tengono presenti alcuni dati essenziali che riguardano il mercato dei libri scolastici che nel 2011 ha fruttato oltre 49 milioni di euro,quasi il 20 per cento del mercato italiano complessivo dei libri e che nell’anno successivo sono calati nelle vendite del 7,5 per cento mentre il mercato dei libri specialistici e di lettura è addirittura crollato in Italia o quasi per la crisi economica e per i problemi gravi di scuola e di università ,si ha il quadro da una parte della centralità del mercato dei libri scolastici e dall’altra della gravità della crisi che ha toccato gran parte dell’editoria in cui ci sono numerosi editori che hanno sempre coltivato e ancora lo fanno l’uno e l’altro mercato dei libri.

In una situazione di questo genere,la scelta fatta dal governo e dagli editori è quanto di peggio si possa immaginare e rischia di aggravare la crisi del rapporto spesso poco positivo tra le famiglie degli studenti e il mondo della scuola che attraversa da molti anni momenti tutt’altro che positivi.

Ma tanto è che, da molti anni, i partiti non si occupano con serietà dell’istruzione come di molti altri aspetti della trasformazione in atto nella nostra società. E quindi si rinvia ogni cambiamento al futuro o, come sento dire in queste settimane,alla prossima legislatura,al nuovo parlamento e al nuovo governo ma intanto il governo Monti interviene di fronte ai problemi che, di giorno in giorno, si pongono e  assume decisioni che necessariamente sono destinate ad avere influenza fino a che ci sarà-e non sappiamo quando-una decisione contraria.

E’ l’incertezza che c’è sempre ad ogni fine di legislatura ma che questa volta è maggiore di fronte al capo di un governo tecnico sostenuto da tutte le forze politiche(o quasi) e che ora è entrato direttamente nell’agone politico per giocare una propria partita di cui nessuno può conoscere l’esito finale.

Ma qui si tratta -riconosciamolo-di una questione importante che riguarda milioni di persone e, per giunta, proprio le nuove generazioni di cui tutti parlano nel dibattito politico e parlamentare. E non mi pare che finora i mass media si siano stracciate le vesti di fronte al nuovo problema.


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