Storie di giovani che fanno un giornale

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“Il Clandestino” con il permesso di soggiorno e … un festival del giornalismo ogni anno
Il bilancio di questa quarta edizione del festival del giornalismo di Modica è tutto custodito dentro gli occhi lucidi dei giovani organizzatori.  Le lacrime timide si confondono con la pioggia, arrivata nell’ultima giornata del festival. Dal 30 agosto al 2 settembre salendo su per le stradine strette che collegano Modica bassa a Modica alta, la splendida cittadina in provincia di Ragusa che è location dell’iniziativa, tutto parla con energia ma discrezione di loro: i ragazzi del festival. In questi quattro giorni  oltre 50 giovani, interessati a conoscere le tecniche e i segreti del “buon” giornalismo, hanno partecipato attivamente ai workshop organizzati  a “Casa don Puglisi”.

Cronaca di un festival. I ragazzi dei laboratori si muovono in gruppo, attraversano la città, raggiungono la sede e ne approfittano per conoscersi un po’. Fra loro c’è chi da qualche anno tenta di collaborare con piccole testate locali ma è deluso dal “sistema” dell’informazione sul territorio. C’è chi vuol conoscere i segreti della cronaca giudiziaria e spera di trovare nel laboratorio tenuto dal cronista di Palermo, Giuseppe Pipitone de “Il Fatto quotidiano” una occasione per capire come raccontare i processi, a partire dalla lettura dei documenti e delle carte giudiziarie. C’è chi si misura con la voglia di raccontare la propria città e prende parte al seminario tenuto da Giacomo di Girolamo, direttore di Marsala.it che spiega come muoversi fra luci e ombre facendo giornalismo in provincia.

Al festival arriva anche una pagina di grande storia del foto giornalismo del nostro Paese: il fotoreporter Tano D’Amico, con lui si ripercorre il concetto di narrazione fotografica, partendo da Caravaggio sino ad arrivare ai famosi scatti dei movimenti di fine anni ’70. Si punta immancabilmente sul  web e le frontiere dell’economia virtuale, insieme ad un esperto del settore, Fabio Vita, con un focus sul “Bitcoin” la moneta elettronica del futuro. Ad accompagnarli con energia, Riccardo Orioles, de I Siciliani. I laboratori di giornalismo sono stati in questi anni l’occasione concreta di misurarsi con un mestiere, cui il festival è dedicato e che è in continua evoluzione. Un lavoro che ha nella cronaca e nel territorio, le radici e le motivazioni ma  la testa proiettata alla rete, al web e alla nuove forme di comunicazione on line. “Abbiamo scelto di organizzare questi laboratori – spiegano i ragazzi de “Il Clandestino” – perché negli anni sono diventati un momento di formazione utile a tanti ragazzi che partecipano al festival e hanno riscosso un notevole successo. Spesso molti di loro hanno cominciato a fare i giornalisti dopo un seminario del festival”.

Il Clandestino perché.  E’ la storia, fra le altre, di Daniela Sammito, ieri giovane siciliana con le valigie pronte per una emigrazione forzata al Nord, oggi punta di diamante del gruppo “Il Clandestino”. Alta, mora con una solida preparazione in materia di giudiziaria ha la luce negli occhi quando parla dei giovani della redazione. Di questi “ragazzotti” grazie ai quali ha scelto di restare nella sua terra, di fare la giornalista e di farlo per una testata giovane come “il Clandestino”, sapendo che la strada è in salita “ma almeno c’è”. Al festival modera alcuni dibattiti in una staffetta alternata con Angela Allegria,  redattrice del giornale. “E’ stata una fortuna immensa aver incontrato loro – spiega. Tutto accadde lo scorso anno partecipando per caso proprio al workshop sul giornalismo locale. Se sono qui oggi lo devo  a questo festival, all’accoglienza ricevuta dai ragazzi del giornale”.

Quella del Clandestino è  fra le altre cose la storia di una grande amicizia, di un gruppo sempre in crescita, di un luogo di aggregazione nato nella pancia della città. La sede della redazione è in un piccolo circolo di Modica alta, dove ci si accalca in trenta ma c’è posto per dieci, dove sino a qualche anno fa “non era permesso alle donne di entrare” e invece di donne ce ne sono nel “Clandestino” e sono, come i ragazzi, un piccolo miracolo tutto siciliano. Come Enrica Frasca, oggi referente di Libera sul territorio, laureanda in Lettere e fra le fondatrici de “Il Clandestino”. “Vivo questa esperienza come una delle cose più belle che mi sia capitata e quando facciamo iniziative come quella del festival, tutto accade in maniera molto naturale. In tanti ci dicono non vi rendete conto di quello che state facendo in questi anni. Io rispondo che è vero, noi la viviamo e basta. Non ci pensiamo, non ci interessa. E’ un pezzo della nostra vita in questi anni, non ci montiamo la testa”.

Chi si immagina un gruppo di giornalisti rampanti pronti a fare il salto al grande giornale nazionale, infatti, si sbaglia. “Quello che faccio oggi è raccontare ma non penso di fare la giornalista in futuro”. “Il Clandestino” sfugge a classificazioni e etichette. Ernica prova a descrivercelo, mentre in questi giorni corre da un angolo all’altro della città per seguire l’organizzazione delle giornate.  “Questo gruppo di giovani è tante cose insieme: non solo un giornale, non solo amici. E’ una sensazione bella, è un’atmosfera. E’ strumento di crescita che ci fa stare saldamente con i piedi per terra e ci fa conoscere come funzionano le cose in questa città e spesso pensare a come cambiarle – spiega Enrica”. A riempirla di abbracci, scherzi e attenzioni fraterne, Francesco e Giorgio Ruta (i fratelli Ruta) in città molti li temono per la loro penna pungente ma una buona parte  li adora e sostiene.

Sono disarmanti anche per politici, giornalisti ufficiali, professionisti locali, spesso oggetto delle loro inchieste. Hanno un sorriso contagioso, sono l’anima del giornale, un punto fermo. Al loro fianco, il presidente uscente Giovanni Lonico, non si risparmia mai e si da fare con generosità. Ancora: gli occhi attenti e gentili di Piero, l’allegria contagiosa di Rossana, Chiara & Chiara. I ritratti del festival realizzati da Andrea Scarfò, che come pochi sa raccontare in uno scatto la bellezza dei suoi compagni di viaggio. La spontaneità di Angelo, che quando qualcosa sta per andare storto, strappa a tutti una risata inevitabile, la competenza di Antonio Migliore, laureato in comunicazione e linguistica, che ha raccontato in diretta il festival su social network, e il talento di Francesco Ragusa, che si occupa del portale del giornale e sviluppa il settore dell’on line.

Poi al festival, ci sono loro: i volontari. Chiara, Mauro, Tommaso e molti altri. Hanno dai 16 ai 23 anni, i genitori in questi giorni per vederli li vengono a cercare a Palazzo San Domenico dove li trovano indaffarati a spostare scatoloni di materiali, darsi il cambio all’ingresso del Palazzo per l’accoglienza, ad occuparsi concretamente dei banchetti, delle informazioni da dare a tutti quelli che chiedono “cosa c’è stasera al festival”? “posso comprare un biglietto per il sorteggio?. Non fiatano, non dicono mai di essere stanchi, sono presenti al festival perché mossi da curiosità e su di loro in quei giorni si può sempre contare. “Sono qui per conoscere oltre al festival anche il clima che si respira al “Clandestino”. Vorrei tornare a scrivere – racconta Chiara – e mi piacerebbe capire se ripartire da loro, da questo gruppo di cui in tanti mi hanno parlato ma che prima d’ora non conoscevo”.

Forse in futuro saranno “Clandestini” di seconda generazione. Eh si, perché i ragazzi del “Clandestino” anche su questo hanno idee chiare. Le loro vite continueranno in tante e diverse direzioni ma – spiega Enrica Frasca, eletta da poco presidente dell’associazione che edita il giornale – “ci impegneremo perché quello che abbiamo costruito non si perda, ma continui a camminare sulle gambe di altri giovani modicani, mantenendo questo spirito, questa semplicità e leggerezza che ci ha portati sin qui”.

L’appuntamento con “Il Clandestino” è in edicola e sul portale, sui social network

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