Una molotov e uno squarcio al gommone. Giornalisti minacciati nel silenzio generale

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«Questo non è un paese per i giornalisti giornalisti, ma per i giornalisti impiegati». La frase è tratta dal film Fortapàsc dedicato a Giancarlo Siani, giornalista de Il Mattino ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985. Ventisette anni fa, quindi. Eppure non c’è frase più azzeccata ai nostri tempi. Perché anche oggi o fai il ‘giornalista impiegato’ o incappi in minacce continue, in ostacoli al tuo lavoro messi lì da chi dovrebbe sostenerti ma che continua ad aver paura non capendo che, probabilmente, l’unione di gente onesta e legalmente sana può molto di più dei corrotti di turno.
Ma questa oggi, nel 2012, è ancora utopia. E allora accade che se scrivi di un omicidio scomodo, legato a fatti di camorra, rischi grosso.
Anche per questo tipo di fatti di cronaca si distinguono i colleghi in categorie nettamente distanti. C’è chi si limita a copiare ed incollare l’eventuale comunicato di nera inoltrato da carabinieri e polizia senza chiedere oltre e c’è chi, come Nino Pannella giornalista de Il Roma, cerca di capire le trame che sottendono questo o quel caso. È accaduto così anche per l’omicidio del 46 enne Pasquale Scudieri, ritenuto vicino ai clan di Acerra, il cui cadavere è stato trovato il 20 agosto in un’ auto data alle fiamme ad Afragola.
Pannella, giornalista 52enne, per aver iniziato a mettere il naso un po’ troppo in là- secondo qualcuno- si è ritrovato una molotov, rimasta inesplosa, sotto la sua abitazione ad Acerra. Non è la prima volta che il giornalista campano subisce di simili minacce. Nel 2005 denunciò un tentativo di omicidio, dopo essere stato investito da un’ auto pirata mentre era alla guida della sua moto. Da sempre per il Roma Nino Pannella si occupa di cronaca nera e giudiziaria, da sempre quindi ha a che fare con gli affari meno puliti delle nostre zone. Accanto alla figura di Pannella un altro giornalista è tristemente finito sotto i riflettori. Si tratta del collega de Il Mattino, Toni Iavarone. Da ottimo giornalista e soprattutto da cittadino, Iavarone ha ‘osato’ denunciare un disservizio nella raccolta rifiuti nel comune di Ischia. Conseguenza della sua denuncia è stato uno squarcio netto al suo gommone ad Ischia Porto. La rappresaglia ischitana è avvenuta di notte, col rischio che una gita in mare potesse trasformarsi in tragedia. Quel che più lascia basiti è, però, la solitudine in cui vengono lasciati questi “colleghi eroi”. Nessuno dell’ordine dei giornalisti locale o nazionale che si impegni a tutelarli in maniera seria, magari sostenendo l’operato delle forze dell’ordine, salvo ovviamente le manifestazioni scritte e rese più che pubbliche che attestino la loro solidarietà nei confronti del giornalista minacciato di turno. Nulla, e ci si augura che le penne di questi uomini continuino sempre a scrivere nonostante tutto.


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