Giornalismo sotto attacco in Italia

Emilia. Radio Pico, radio libera dal terremoto

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“Buon ascolto a tutti i nostri ascoltatori, siamo sempre noi e sempre qua. Prima della musica un appello: nella zona industriale di Mirandola  occorrono elettricisti, ripeto elettricisti”.
Tra un annuncio di pubblica utilità, una musica, un notiziario ogni  mezz’ora e  una scossa della terra all’ora, Radio Pico di Mirandola non si arrende… e continua le trasmissioni, anzi non le ha mai interrotte.  La mattina del 28 maggio alle 9  al settimo piano della redazione è successo di tutto: registratori, sedie,  si è ribaltata ogni cosa. Qualcuno è rimasto anche incastrato  e ferito sotto la scrivania. C’è stato un fuggi fuggi generale,  tutto il personale della radio è sceso nel piazzale mentre cadevano vetri, calcinacci, i muri tremavano e si aprivano vistose  crepe lungo i  muri dell’edificio.

Ma la radio no, anche da sola, va avanti in automatico, perché incredibilmente i computer non si sono spenti e per altri due giorni hanno diffuso musica,  ignari e più forti del disastro.  “La nostra radio impazzita che non si è fermata, racconta il presidente Alberto Nicolini,  ci ha dato la forza di continuare e grazie all’aiuto straordinario dei vigili del fuoco siamo saliti all’ultimo piano, abbiamo steso i cavi fino in strada e abbiamo ripreso a condurre i programmi”.

Oggi Radio Pico di Mirandola è un camper,  una tenda e un lungo cavo che sale al grattacielo. Il camper è lo studio radio, ovviamente il palinsesto è rivoluzionato, la tenda  si divide tra redazione e ufficio pubblicitario. Radio Pico è una delle prime radio libere italiane, nata il 26 aprile del 1976, impiega una ventina  tra dipendenti e collaboratori, serve i confini di tre regioni, Emilia, Veneto e Lombardia, in questi giorni ha un ascolto medio di oltre centomila ascoltatori al giorno.  E si pensa già al domani, perché chissà quando il grattacielo tornerà ad essere agibile . “Non un posto di lavoro in meno, annuncia il presidente, responsabile unico della società, anzi semmai c’è bisogno di gente in più. Grazie al comune stiamo per disporre di  una zona di terreno , ci metteremo alcuni container, e anche tutti quelli  che lavoravano negli altri uffici del grattacielo presto potranno riprendere l’attività”.

Ancora non è stato possibile fare un bilancio dei danni subiti dalla radio, ma è facile prevedere che la maggior parte delle attrezzature siano andate distrutte; eppure l’unica sottoscrizione partita dai microfoni è a favore degli asili nido di Mirandola “perché le famiglie  hanno la priorità su tutto il resto, bisogna dare loro la possibilità di tornare presto al lavoro e di lasciare i figli nelle strutture pubbliche che devono riaprire in fretta”.  Parola di Radio Pico, la radio che balla ma non chiude.

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