Se anche uno striscione da fastidio

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Com’è possibile che uno striscione esibito per chiedere verità e giustizia desti fastidio? Questa è la domanda contenuta implicitamente nella lettera-denuncia di Loris Rispoli Presidente dell’associazione “140”ovvero i parenti delle vittime della Moby Prince, indirizzata al Ministro Annamaria Cancellieri, e in copia al presidente Mario Monti e a Enrico Rossi, Presidente regione Toscana.

Questi i fatti così come vengono descritti nella lettera in questione: “Il giorno 13 aprile un gruppo di familiari delle Vittime della tragedia del Moby prince (140 morti il 10 Aprile 1991) e della tragedia della stazione di Viareggio (32 morti 29 Giugno 2009) si sono recati all’isola del Giglio, per portare la loro solidarietà alle famiglie delle Vittime della costa concordia, per ringraziare la Comunità gigliese della disponibilità mostrata, e per presenziare a un convegno organizzato dalla regione Toscana e dalla Comunità Europea sulla sicurezza della navigazione e dei trasporti passeggeri.”

“Dopo aver effettuato il nostro intervento- continua la lettera– al convegno abbiamo accettato la richiesta di alcuni giornalisti presenti di aprire i nostri striscioni nella piazzetta vicino al locali dove si svolgeva il convegno, poche immagini (anche per la pioggia) quando siamo stati avvicinati da un signore che piu’ volte ci ha fotografato e successivamente ci ha chiesto cosa facevamo, chi eravamo e le motivazioni della nostra presenza.”

I due striscioni “incrimanti” esibivano le seguenti scritte:
Moby prince 140 morti nessun colpevole, Verità giustizia sicurezza per Viareggio.

Poco da commentare dunque o da spiegare a chi invece ha continuato a fare domande e a chiedere spiegazioni. In particolare, denuncia Rispoli: “ …le domande rivolte a Daniela madre di una delle ragazze deceduta a Viareggio, che aveva anche una maglia con la foto sorridente di sua figlia, mi hanno disturbato: che cosa ci fa qui, come si chiama, col tono accusatore di chi ti pesca sul fatto.”

Un atteggiamento incurante, commenta Rispoli, del dolore di una madre che non aveva fatto altro che mostrare il proprio dolore e che con ostinazione non chiede altro che venga fatta giustizia per quella morte.
“Ecco Signor ministro – conclude la lettera– mi rivolgo alla sua sensibilità di donna, si adoperi perchè i funzionari che vengono mandati a fare controlli usino RISPETTO, il dovuto a chi ha perso in maniera tragica un familiare e aspetta Giustizia, altrimenti è meglio che restino negli uffici e negli archivi a fare altro.”
Difficile non trovarsi d’accordo.


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