Io sono l’ultimo. Lettere di partigiani italiani

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E’ in libreria “Io sono l’ultimo”, raccolta di lettere degli ultimi partigiani viventi curato da Einaudi in collaborazione con l’ANPI. Oltre cento lettere piene di amore, amicizia, di odio e violenza. Un indimenticabile racconto corale sul fascismo, la libertà e la democrazia. I partigiani, prima di tutto, erano giovani. Si innamoravano, scoprivano di avere paura e coraggio. In queste lettere, raccolte con la collaborazione dell’Anpi, i testimoni viventi della Resistenza raccontano le torture, le bombe, i rastrellamenti. Ma anche la nascita di un bambino, un bacio mai dato, il piacere di mangiare o ridere in classe del Duce. Un racconto emozionante, vivo, collettivo che arriva dal passato per parlare al presente. Il ricordo della guerra di Liberazione diventa giudizio sull’Italia di oggi.

Di seguito la prefazione di Andrea Liparoto – Responsabile comunicazione
ANPI Nazionale:

“Le pagine che avete davanti sono indirizzate ai giovani.

A loro i partigiani raccontano, a loro intendono affidare così un
“testimone” che sia forza di futuro, continuità di sogno e impegno per
realizzarlo: un Paese di persone uguali nei diritti e libere. L’Italia
della Costituzione, eredità immensa e imprescindibile della Resistenza.

Per tutto ciò l’ANPI ha convintamente aderito alla proposta di Einaudi di
collaborare a questo progetto editoriale, attivando memoria e “antica”
responsabilità degli ultimi protagonisti viventi della guerra di
Liberazione, prontamente disponibili a ripercorrere strade e lotte
straordinarie. Proprio per loro, per i ragazzi e le ragazze di oggi. In
tanti, con la svolta del Congresso di Chianciano Terme del 2006 – che ha
aperto le porte dell’A.N.P.I. anche ai non partigiani – sono entrati a far
parte della nostra Associazione. Oggi su un totale di quasi 130.000
iscritti, i giovani tra i 18 e i 30 anni sono circa 25.000. La loro è una
ricerca pressante di valori forti e limpidi su cui investire giorni e
speranze. Hanno voglia di fare ed esserci. Di costruire, e partecipare.

Ci piace, perciò, pensare a questo libro come a una “piazza delle radici”
dove dare appuntamento ai giovani.

Per intrattenerli e per incoraggiarli.

E offrire un sentiero”.

 


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